Questa Gran Selezione del Chianti Classico mi piace

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La Gran Selezione è la scommessa del Chianti Classico. Una scommessa quasi ancora da giocare, visto che la tipologia è di varo ancora recente. Però sembra stia già regalando soddisfazioni, il che mi fa ovviamente piacere. Così come mi ha fatto piacere conversarne a tavola, nel cascinale della sua Tenuta San’Alfonso, con Sergio Zingarelli, che è alla guida del Consorzio di tutela del Chianti Classico e anche dell’azienda di famiglia, Rocca delle Macie.
Ora, Zingarelli è una persona di senso pratico, che cerca di andare al sodo senza fronzoli retorici, e dunque si sta bene a chiacchierarci assieme: avete presente quando si parla di empatia? Dunque, non ha avuto tante remore ad ammettere che la Gran Selezione è stata oggetto di mediazioni, e del resto – dico io – quando mai una scelta delle filiera del vino non lo è? “Il problema – ha raccontato – era che il Chianti Classico è una zona che produce ottimi vini, che c’è una concentrazione unica in Italia di aziende notissime, piccole, grandi, medie, che hanno investito soprattutto nel sangiovese, che la qualità è cresciuta, ma l’immagine non era alla pari. Le punte della zona non erano Chianti Classico. Le punte, anche compatibili col disciplinare, non venivano chiamate Chianti Classico. Erano dei Supertuscan. La ragione era che altrimenti il mercato non reggeva il prezzo di quei vini, se si fossero chiamati Chianti Classico. Dunque, si è deciso di creare una nuova tipologia. Sul nome ci abbiamo perso circa una ventina di mesi. Alla fine abbiamo concentrato le forze sul nome Gran Selezione”.
Certo, c’è chi ha arricciato il nome, e si sono levate voci a dire che era il caso invece di puntare sui nomi delle vigne, dei cru, alla francese. Però l’accordo su una soluzione del genere non si trovava, e allora si è scelta la strada del “vino integralmente prodotto”, insomma di una tipologia che prevede che il vino debba venire da aziende che controllano tutte le fasi produttive, dal campo alla bottiglia. Il nome delle vigne in etichetta? “Magari un domani ci si riuscirà”, butta lì il presidente.
Ovvio che anche Zingarelli produce un Chianti Classico Gran Selezione. Ovvio, ma non era mica scontato che quello dovesse essere un Chianti Classico. Se non ci fosse stata la Gran Selezione, sarebbe stato l’ennesimo Supertuscan. “Poi, con l’uscita della Gran Selezione, io ci ho messo la faccia e ho deciso di metterlo lì, nella Gran Selezione”, dice. L’ha anche collocato all’apice del listino dei vini di Rocca delle Macie, al di sopra del prezzo dei Supertuscan aziendali, e gli ha dato il suo nome, Sergio Zingarelli. Un segnale forte e chiaro, mi pare, o no?
Al di là delle parole, però, la questione è un’altra: com’è questo vino?
La risposta che do io è semplice: molto, molto buono. Soprattutto il millesimo più recente messo in commercio, il 2012.
Qui di seguito la mia impressione sulle tre annate sin qui uscite della Gran Selezione di Rocca delle Macie. Li ho provati insieme a tutti gli altri Chianti Classico aziendali, dai base alle riserve, da quelli in stile più tradizionale (che preferisco) a quelli che ammiccano di più alla maniera internazionale (che non rientrano tra le mie preferenze stilistiche). Li ho provati e poi li ho bevuti. Soprattutto, ripeto, il 2012, che trovo bello assai.
Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2012 Rocca delle Macie
Agile, scattante, nervoso. Fruttini succosi e fascinose vene floreali. Spezie. Salatissimo e fine. Nessuna indulgenza verso la concentrazione modernista. Potenziale di longevità, mi sento di scommetterci.
(94/100)
Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2011 Rocca delle Macie
Più avvolgente, più denso, ma ha sale, un bel po’, e freschezza. Spezie e terra rossa. Il frutto è macerato, più grasso delle altre due annate. Capisco possa piacere d’immediato a molti, un po’ meno a me.
(87/100)
Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2010 Sergio Zingarelli
Oplà, giovanissimo, fa salivare. Intriso di fruttini rossi, e poi ha le spezie e i fiori essiccati, quelli in pot-pourri. Vene terrose, e la strada è quella che porta verso la snellezza, piuttosto che alla potenza.
(90/100)

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