Quei vini particolarissimi di Luis Pérez, a Jerez

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Tra le cantine di Jerez, Bodegas Luis Pérez merita una menzione particolare. Enologo di Cadiz, Luis Pérez decide di inziare un suo progetto autonomo nel 2002. Con l’obbiettivo di far tornare Jerez alle sue origini. Tra le iniziative più importanti ci sono il recupero della tintilla de rota, la cui prima vinificazione risale al 2011 e con l’idea di farne la varietà più caratteristica di Jerez. A seguire il progetto “Jereces desde el vignedo”, che potremmo tradurre come Jerez prodotto dal vigneto. In pratica è stata fatta una ricerca sulle tecniche produttive ancestrali, senza fortificazione e dando importanza alla singola parcella, come ad esempio El Corregidor. Insomma vini di terroir contrapposti a vini più industriali.

I suoli principali sono l’albariza de Barajeulas, una struttura lamellare che consente alle radici di penetrare in profondità, ricca di calcare di grande purezza. I vini qui prodotti sono concentrati e saporiti, ricchi di mineralità e adatti all’invecchiamento. La tocina è un suolo più compatto e profondo, una associazione di marne e calcare insieme alla classica albariza. Macharnudo è il vigneto più famoso in questa zona che si trova ad una altezza di circa 100 metri, molto più alto del resto della denominazione. I vini sono molto caratterizzati e hanno una personalità unica. L’ultimo suolo è quello del vigneto Corregidor, si trova a nord di Jerez a 113 metri di altitudine, e fin dal 1414 è citato come uno dei migliori in assoluto della denominazione ed è un classico albariza.

Vediamo alcuni vini della bodega.

El Muelle de Olaso 2017. Terra, fiori, argilla, morbido e rotondo con carattere. In questo caso di cerca il terroir senza far ricorso allo sviluppo della flor. Non è un vino semplice, potrebbe passare inosservato ma ha molto da dire. (86/100)

Tintilla de Rota El Triangulo 2015. Un rosso autentico, ricco di frutta fresca e spezie. Sapido e acido, piacevole e con tannino accennato, passa cinque mesi in legno usato. (87/100)

Tintilia Balbaina 2016. Affinato in legno vecchio, si cerca in questo caso di ottenere un vino dal grande potenziale di invecchiamento. Emerge il carattere minerale che si avvicina al ferro. Fresco, lungo e puro, ha una materia perfettamente matura e potrebbe incarnare in modo esemplare un ideale di eleganza che non siamo soliti associare ai vini spagnoli. Un rosso fantastico che vi invito a provare. (95/100)

Jerez Fino la Barajuela 2016. Vigne di quasi cinquanta anni di palomino fino con rese di 40 ettolitri per ettaro. I grappoli più verdi sono vendemmiati prima per produrre un brandy, mentre quelli più maturi sono raccolti a settembre e messi a terra ed esposti al sole per circa sei-sette ore per produrre il Fino e fino a ventiquattro-ventotto ore per la versione Oloroso. Questa operazione si chiama “asoleo”. In questo caso le botti sono riempite quasi completamente e vengono colmate in caso di evaporazione, per limitare l’azione della flor e accentuare l’effetto del terroir. Non è fortificato. Al naso note di noce, aromi inebrianti che vanno dalle muffe ai funghi. Al palato si conferma totalmente diverso da tutti gli altri pari categoria. Ha un frutto molto dolce, che si traduce in un senso di maturità e di morbidezza. Poi arriva una salinità sferzante che segna lo sviluppo del finale. 1080 bottiglie prodotte. (93/100)

Jerez Fino Caberrubia Carrascal. Non segue il metodo della solera, pur proveniendo da un assemblaggio di varie annate. Molto delicato, esprime potenza per il suo sapersi allungare. Anche qui prevale la sensazione salata e di capperi sotto sale. Grande struttura. (91-92/100)

Jerez La Barrajuela 2013 Saca 2018. Primo anno di produzione, poche bottiglie disponibili. È un fino che si avvicina a un amontillado. Aromi favolosi di mare, polvere da sparo, frutta. L’insieme è delicato, molto fine. In bocca si esprime con sensazioni speziate, di soja e una acidità fine ma presente. Finale di frutta secca. Una persistenza infinita ma sa restare leggero. (94/100)

Jerez Anima 2016. Solo 600 bottiglie prodotte vendute su allocazione. Qui siamo nel territorio della concentrazione, dell’estremo. Caldo con freschezza se posso permettermi. Ha una struttura verticale che sviluppa una grande potenza e una sensazione forte di salinità (scusate se mi ripeto, ma è un tratto comune). Al palato frutta confit, susine, una flor questa volta più presente. Finale minerale di selce e di cardamomo. Soave. (97/100)

Jerez Carrascal 2014. Un pedro ximenez fermentato per due anni, solo 480 bottiglie. Una sensazione stranissima, si sente il lievito, la flor, ma anche la parte di dolcezza del pedro ximenez. Una massa di frutta esotica, spezie e cenere, con un finale di fichi secchi. Una grande persistenza, meno denso e oleoso di quanto siamo abituati a trovare in altri vini simili. (97/100)