Quei tre rossi del ’49 che mi hanno lasciato ammutolito

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Mi capita di essere un chiacchierone mentre si assaggiano (si bevono) dei vini seduti intorno a una tavola. Soprattutto se sono vini che mi colpiscono per la loro personalità. È fatale, se sei tra coloro che scrivono di vino e hai gente che beve con te. Però stavolta sono ammutolito. Perché era un ammirato silenzio colmo di stupore quel che destavano i tre vini che avevo nel calice.

Erano tre vini rossi, che ho stappato e servito in sequenza. Tutti e tre dalle terre di Bordeaux. Prima un vino di Fronsac, esile nel colore e definito beverino nel gusto da qualcuno al tavolo, poi un Saint-Émilion, che tutti abbiamo trovato elegantissimo e che anzi cresceva in finezza minuto dopo minuto, e infine un Graves, che ci avvinceva per la brillantezza cristallina del colore e l’acceso vigore del tannino. Tre vini affascinanti, che erano accomunati dall’età: erano tutti figli della vendemmia 1949. Avete letto bene, 1949. Rossi settantenni.

Che mi piacciano assai i vini che sfidano il tempo l’ho detto più volte. L’ho riaffermato anche di recente, scrivendo della “cultura del vino invecchiato“. Ma questa volta è avvenuto qualcosa che mai mi era capitato prima. È accaduto che dovevo fare un sforzo di concentrazione per seguitare a rendermi conto che si trattava di vini di settant’anni. Dovevo ripetermelo mentalmente che stavo bevendo dei rossi del ’49. Perché in tavola ballavano la rumba e il cha cha cha con la zuppetta di fagiano e con il galletto in salsa di tartufo nero.

Insomma, stavano splendidamente col cibo, chiamavano il cibo, trovavano esaltazione col cibo. E non tradivano minimamente l’età. Come fossero senza tempo.

Che cosa vuoi dire, quando bevi dei vini così? Lo stupore si può commentare solo col silenzio. Ammirato.

Premières Côtes de Fronsac 1949 Château Arnauton
(88/100)

St. Émilion 1er Grand Cru 1949 Château Ripeau
(96/100)

Graves 1er Grand Cru Classé 1949 Château Bouscaut
(98/100)

 

 


2 comments

  1. Lanegano

    Incredibile la tenuta dei tappi……

  2. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Uno dei tappi era in forma perfetta e ci ho sudato molto a cavarlo: fortuna che ho il The Durand, il miglior cavatappi da bottiglie vecchie che io abbia mai usato. Allora non c’era la domanda di sughero che c’è ora e si potevano davvero scegliere i lotti migliori.

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