Quando un vino sa di sale

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Quand’è che un vino sa di sale? Quand’è che lo si può davvero definire salato, salino, vabbé, sapido? Me l’hanno chiesto. Ho risposto che succede quando fa venire l’acquolina in bocca. Al che qualcuno mi ha replicato che quella non è la sapidità, quella è la freschezza, che è effetto dell’acidità. Dipende, dico io. Dipende da “quanto” fa venire l’acquolina in bocca. Se è tanta, allora è sale.
Ovvio che non basta. Un vino sa di sale quando lascia la bocca che sa di sale. Come quando cammini in riva al mare. Ti fa venire sete, e ti viene voglia di bere un altro sorso, e un altro ancora. Un continuo andare e venire di acquolina e di sete.
Non so se mi sono spiegato. Probabilmente no. Pazienza. Però mi piacciono un sacco i vini che sanno di sale. Sono, tra l’altro, vini che si possono abbinare alla grande con la cucina. Un pizzico di sale sta bene con tutto.
La zona nella quale trovo più spesso i vini che sono salati è la Loira, e mica per forza vicino all’Oceano. I Muscadet, qualche Chenin Blanc, qualche Sauvignon. I bianchi della Loira, li adoro.
Poi, lo Champagne, ovvio, e non credo si debba aggiungere altro a proposito del sale dello Champagne.
Ancora, i bianchi della Liguria, quelli delle Cinque Terre, dove il sale è davvero portato dal vento fin sopra le vigne.
Anche i vini del mio lago di Garda, delle colline moreniche depositate millenni e milleni fa dai ghiacciai, che portarono giù da quelle che oggi sono le Alpi ciottoli d’ogni genere, e magnesio, dolomia, formando il bacino lacustre. Tutti sono salati, i bianchi, i rosati, i rossi, qui dalle mie parti.