Ecco qua tre vini della Baja California

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Approfittando di un un’ora di tempo libero dai lavori della Conference annuale della American Wine Society in California, ho assistito alla presentazione della degustazione intitolata: “Baja California wines. Visions of a New Generation”. Non posso dire di aver compreso i vini di quella regione con il semplice assaggio di tre cantine, ma con mia somma sorpresa posso affermare di essere rimasto molto sorpreso dalla qualità di quello che ho assaggiato. Ancora una volta un pregiudizio sfatato.

Andiamo con qualche notizia sulla regione.

Stiamo parlando di una penisola, la Baja California, che rappresenta la continuazione della California in territorio messicano, appena a sud di San Diego. Dettaglio storico non secondario: le prime piante di vite arrivano qui dalla Spagna nel 1597. Si tratta quindi dei più vecchi del Nuovo Mondo. Se l’industria vinicola non si è granché sviluppata, lo si deve sempre ai simpatici spagnoli, cha hanno impedito fino al 1881 qualsiasi competizione tra i vini locali e quelli importati dalla Spagna. Non che il vino non si producesse, lo si è limitato, confinato entro spazi ristretti, facendo il possibile perché non diventasse oggetto di commercio. Oggi oltre il 90% del vino messicano arriva da questa regione.

Ora, i vini e le cantine.

Bodegas de Santo Tomas, Duetto 2009

La più antica cantina del Paese, fondata nel 1888. Nel 1697 i missionari spagnoli e i gesuiti arrivano nel sud della Baja California. La missione Santo Tomas viene edificata nel 1791, epoca nella quale sono piantate le vigne che servono alla missione. Dopo la fondazione della cantina è interessante sapere che verso il 1930 vengono ingaggiati tecnici italiani, che importano vitigni come il nebbiolo e la barbera. Il vino che si produceva era definito “Chianti Style”. Nel 1988 viene invece chiamato un enologo da Montpellier e lo stile cambia drasticamente, avvicinandosi alla cultura più europea. Duetto è composto da un 60% di cabernet sauvignon e da un 40% di tempranillo, assemblati dopo un affinamento separato in legno di piccole dimensioni. Piccoli cenni di evoluzione, cacao, spezie, evidente maturità. Caldo e speziato, tannini morbidi e buona acidità nel finale. Un vino piuttosto elegante, con una percepibile presenza di acidità volatile che accompagna il frutto.
(87/100)

Bodega Vinìcola Monte Xanic, Gran Ricardo 2013

Una cantina piuttosto giovane, esiste da circa trent’anni. Produce solo vini premium e top. Sono conosciuti per avere portato una piccola rivoluzione nel mondo del vino messicano per l’alta qualità del prodotto. In realtà c’è un mix di nuovo e di vecchio, con un uso molto avanzato di tecnologia. I vini risentono della benefica vicinanza del mare, che attenua i picchi di caldo tipici di altre zone. Sono 750.000 le bottiglie prodotte. Gran Ricardo si compone di un 65% di cabernet sauvignon, 25% di merlot e 10% di petit verdot. Quindi un classico taglio bordolese. Naso profondo e minerale, mirtilli e spezie su un fondo di legno quasi impercettibile. Poi aromi di menta fresce e pepe nero. Entra deciso, senza però risultare pesante. Concentrato senza eccessi di materia. Lungo e con un finale bilanciato ravvivato da una sana acidità e da note floreali e di frutta secca. Ancora giovanissimo, sembra avere grandi margini di miglioramento. Molto persistente. Una bella sorpresa.
(92/100)

Vinìcola Decantos, 981 2013

Azienda recente, costituita nel 2015. L’enologo ha lavorato in Rioja. L’idea di fondo è di produrre vini facili, che piacciano da subito e destinati ad un pubblico giovane. Non si usano pompe per non estrarre troppe sostanze o tannini amari, poi non si filtra, non si chiarifica e si stabilizza a freddo. Si coltivano 37 varietà di uva delle 60 registrate nella regione. Il nome del vino è 981. Si tratta di un blend di nebbiolo al 40%, shiraz al 40% e tempranillo al 20%. Scuro e vinoso, intrigante, si sente chiaramente la preponderanza degli aromi della shiraz. Frutta scura, pepe bianco, cacao. Moderno e potente, legno presente senza prevaricare. Non ha la profondità del precedente, ma resta godibile e piacerà a molti.
(85/100)