Prosecco Rosé, ancora convinti che sia un vinello?

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D’accordo, ogni opinione è di per sé stessa opinabile, e dunque comprendo perfettamente che ci sia chi non condivida le mie personali valutazioni sul Prosecco Rosé. Valutazioni positive, intendo, le mie, perché sono convinto che – primo – la nascita del Prosecco Rosé aiuti la crescita del movimento dei vini rosa italiani e – secondo – alcuni Prosecco Rosé siano fatti veramente bene e meritino tutto il successo che sanno raccogliendo. Il fatto è, peraltro, che a dare valutazioni molto favorevoli ad alcuni Prosecco Rosé non siamo più in quattro gatti, e anzi la stampa internazionale prende la tipologia in serissima considerazione. L’ultima prova, in ordine temporale, arriva dal mensile britannico Decanter, che ha affidato a Ines Salpico – collega che conosco da tempo e che stimo (attenzione, si dice Inès, alla spagnola) – la redazione di un pezzo sui migliori sparkling rosé. Articolo “d’occasione”, certo, essendo uscito con l’approssimarsi di san Valentino, ma pur sempre indicativo del giudizio che la maggior testata inglese attribuisce alle varie bollicine rosa del mondo.

Com’è questa graduatoria degli spumanti rosé? Al primo posto c’è uno Champagne, il 1522 Extra Brut di Philipponnat. Ma subito dopo ecco arrivare una manciata di etichette tutte a 93/100, e in questa manciata figurano due Prosecco Rosé, quelli di Villa Sandi e di Conte Collalto. Non mi interessa la posizione in graduatoria. Mi soffermo sul rating. Ripeto, si tratta di novantatré centesimi, roba tosta, anche considerato che insieme ai due campioni del Prosecco Rosé figurano tutti e solo vini spumantizzati col metodo classico. Il che significa che anche lavorando col metodo Martinotti si possono ottenere i consensi della critica internazionale. Poi, pensatene quel che volete, ma la valutazione è un’evidenza. Ecco, mi pare proprio che in giro per il mondo le bollicine rosa prosecchiste vangano prese molto, molto in considerazione. Così come all’estero prendono in serissima considerazione la musica dei Måneskin e di Mahmood, mentre da noi c’è chi tuttora storce il naso.

E qui aggiungo una nota, che potrebbe scandalizzare qualcuno. Al Prosecco Rosé di Villa Sandi ho assegnato anch’io lo scorso anno, bevendolo in più occasioni (lo ammetto, è stato uno dei miei vini dell’estate), la quotazione di 93/100. Non l’ho mai pubblicato, perché aspettavo di scrivere qualcosa di più ampio sulla tipologia, ma non sono riuscito a trovare il tempo. Lo dico qui, a margine della recensione di Decanter, e annoto che a impressionarmi, di quel vino, sono stati la nitidezza del frutto, la cremosità della bolla e la golosità della beva. Tre fattori importanti, per me. Ovvio, ogni rating è relativo, in quanto è riferito alla tipologia in sé. Ma a me è piaciuto molto, il vino, ed è molto piaciuto a tutti quelli cui, l’estate scorsa, l’ho fatto assaggiare. Pardon, bere. Magari sul terrazzo di casa, all’ora dell’aperitivo, o anche più tardi.

Prosecco Rosé Brut Il Fresco Millesimato 2020 Villa Sandi
(93/100)


2 comments

  1. Graziano

    Un tantino poco specifica la composizione dei vitigni però: Vitigno: vari vitigni a bacca bianca e rossa.

  2. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Mi scusi, ma non capisco che cosa intende dire.

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