Prosecco, il consorzio mette al bando il Glifosate

prosecco_doc_300

Ricordate quella puntata di Report in cui sparava contro il Prosecco? Se non ve la ricordate, ecco cosa si scrive nell’estratto del contenuto della trasmissione sulla pagina internet di Report: “L’enorme richiesta di mercato e il business delle bottiglie in crescita hanno inevitabilmente determinato un’espansione delle vigne in tutto il Veneto, e il rovescio della medaglia sono le colture intensive, con trattamenti spinti, che arrivano a ridosso di case, scuole, strade”.
Bene, adesso arriva la risposta – concreta, operativa, pragmatica – del Consorzio di tutela del Prosecco: “Comunico che con la pubblicazione del nuovo ‘Vademecum viticolo 2017’ – dichiara ufficialmente il presidente Stefano Zanette – andremo ad eliminare le principali molecole oggetto di dibattito: Glifosate, Folpet e Mancozeb. Queste, ancorché ammesse dalla normativa vigente, sembrano essere diventate fonte di preoccupazione sia per le popolazioni residenti che per i consumatori. Mi impegno affinché il divieto all’utilizzo di questi principi attivi risulti cogente, ovvero obbligatorio per tutti i produttori della nostra denominazione”.
Ecco qua. Dunque, bandito il Glifosate, di cui tanto s’è scritto anche sui social, e mica solo per le terre prosecchiste, e anche altri prodotti usati nei trattamenti in vigna.
“Contiamo di giungere nel più breve tempo possibile – aggiunge il Consorzio – ad una certificazione che attesti dapprima la sostenibilità del prodotto, quindi dell’intera denominazione Prosecco. Ciò avverrà mediante un sistema di gestione che non si limiti alle buone pratiche agricole (comprendendo anche il biologico e la lotta integrata) ma includa anche le buone pratiche socio-economiche. Si tratta di un modello capace di favorire il confronto con le comunità locali, al fine di promuovere e far meglio comprendere l’importanza delle operazioni di sostenibilità, adottate in un’ottica di miglioramento continuo”.
Okay, tutto bene. Ora i fatti, ché quando ci si prendono impegni del genere – e per una denominazione da 23 mila ettari è un impegno di quelli da far tremare le vene dei polsi – bisogna darsi da fare.