Pouilly Fuissé, stavolta è un colpo di fulmine

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Chi mi conosce, sa che l’ultimo vino che sceglierei è un bianco a base di chardonnay. Con quell’uva ho un rapporto difficile, in molti casi i vini che se ne traggono mi danno una repulsione fisica, forse dovuta a qualche particolare componente aromatica del vitigno. Se volete farmi un dispetto, proponetemi uno Chablis. Riconosco che ce ne siano di grandissimi, ma la burrosità mi annoia. Se cercate di risparmiare sul costo delle bollicine, offritemi un blanc de blanc. Ne berrò a malapena un calice.

Tuttavia, ci sono le eccezioni, e tra le mie eccezioni c’è la denominazione francese del Pouilly Fuissé, per la quale sto vivendo una specie di colpo di fulmine, tant’è che, recatomi lo scorso anno nel Beaujolais, ho voluto spingermi fin dentro l’area, confinante, di quest’appellation, e rimpiango di aver avuto già il baule pieno di bottiglie di rossi a base di gamay, perché altrimenti avrei prolungato la vacanza per girare cantine e acquistare questi bianchi straordinari.

Quel che adoro del Poully Fuissé è la sua indole minerale, che deriva da un’associazione perfetta di acidità e di sapidità. Sono vini dalla spalla dritta, di temperamento collerico, ma anche di strepitosa gastronomicità, giacché accompagnano la tavola in maniera perfetta.

In un ristorante del piccolo (e carinissimo) borgo di Fuissè (il locale era L’O des Vignes), mi hanno servito il Pouilly Fuissé Secret Minéral  di Denis Jeandeau, annata 2018, e l’ho trovato irresistibile, proprio per i motivi che ho detto sopra. Tornato a casa, l’ho ripetutamente cercato on line, ma invano. Mi sa che dovrò programmare una nuova escursione nella zona, stavolta tutta a Fuissé e dintorni.

Pouilly Fuissé Secret Minéral 2018 Denis Jeandeau
(92/100)

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