Pinot Grigio delle Venezie a 260 o 390 milioni?

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Dunque, ci siamo. Con la vendemmia 2017 incominceranno ad arrivare le prime bottiglie etichettate con la nuova doc del Pinot Grigio delle Venezie. Se pensate che la neonata denominazione abbia bisogno di tempo per svezzarsi, sbagliate. Sarà un bebè ipertrofico: si parte, da quel che si dice, da 260 milioni di bottiglie, la seconda doc italiana dopo il Prosecco, un nuovo colosso del Nord Est. Presto, probabilmente a marzo, dovrebbe arrivare anche la costituzione del consorzio di tutela del Pinot Grigio delle Venezie, naturale trasformazione di quell’associazione temporanea di scopo (ats) che ha portato alla nascita della denominazione.
I numeri, dicevo, fanno già sin d’ora impressione, ma dopo vedremo che il potenziale è di gran lunga maggiore, e senza bisogno che si piantino nuove vigne, anche solo con quelle che ci sono attualmente.
Dunque, premesso che il pinot grigio è la quarta varietà di vitigno coltivata in Italia (negli ultimi cinque anni è crescita del 144%), si deve tener conto del fatto che il Triveneto, area della nuova doc (il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino, niente Alto Adige), rappresenta l’85% della produzione italiana. Attenti, è anche il 43% della produzione mondiale di vini fatti col pinot grigio. Pazzesco.
Gli ettari piantati a pinot grigio nelle tre regioni del Nord Est sono circa 20.300 mila, pari a quella che era l’estensione di tutta la doc del Prosecco prima del recente ampiamento che ha portato le vigne prosecchiste a 23.250 ettari. I vigneti di pinot grigio triveneti (sempre escluso l’Alto Adige) sono impianti per 11.500 ettari in Veneto, per 6.000 in Friuli Venezia Giulia e per circa 2.800 nella provincia di Trento. Vi si producono già ora circa 2 milioni di ettolitri, che corrispondono – sempre ad ora – grosso modo a 260 milioni di bottiglie. Da far tremare le vene dei polsi già così. Ma il potenziale di quegli ettari è molto, molto maggiore. Il disciplinare della nuova doc del Pinot Grigio delle Venezie prevede infatti una resa massima di 18 tonnellate di uva per ettaro. Il che vuol dire che da oltre 20.300 ettari ci si possono tirar fuori, se sono tutti a doc, più di 2 milioni e mezzo di ettolitri di Pinot Grigio delle Venezie, che sono 340 milioni di bottiglie all’incirca. Ma non è finita. Lo stesso disciplinare dice che il Pinot Grigio delle Venezie va fatto almeno per l’85% con uve di pinot grigio, e il restante 15% può esser costituito da chardonnay, pinot bianco, muller thurgau, garganega, verduzzo e tocai friulano, nonché, in deroga, per un periodo di dieci anni, con “le uve di altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, ivi compreso il sauvignon”. Insomma, i 2 milioni e mezzo di ettolitri già da subito, considerate le varietà di uve diverse, possono diventare quasi 3 milioni, il che vuol dire – tenetevi forti – un potenziale di 380-390 milioni di bottiglie.
Cos’è che dicevo sopra? Ah, sì: pazzesco.
Ah, i numeri relativi ai vigneti di pinot grigio sono quelli forniti dall’Unione Italiana Vini, così come deriva da lì il dato dei 260 milioni di bottiglie. Quindi considero realistiche queste cifre. La valutazione sul potenziale è mia e del mio foglio Excel, considerato quant’è scritto nel disciplinare, e dunque magari mi sbaglio. O forse no.