Però nel vino io cerco le ragioni del cuore

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Una delle rubriche che leggo con maggior piacere sul “Domenicale” del Sole 24 Ore è il Breviario del cardinal Gianfranco Ravasi. Qualche settimana fa scriveva che “non esistono solo le ragioni della ragione e della logica formale, ma anche quelle del cuore. E quest’ultime spesso sanno intuire la verità definitiva e profonda di una persona in modo più autentico della semplice evidenza esteriore”.
Leggendo queste parole, mi è venuto in mente il dibattito che ferve oggi, soprattutto sui social, in tema di vino. C’è infatti una sempre maggiore pressione verso la sistematizzazione delle nozioni che riguardano il vino. Le pratiche agricole che si sono adottate, le tecniche di cantina, l’uso dei lieviti, le modalità della vinificazione, i metodi del confezionamento: tutto si vuole razionalizzare, tutto si vuole che si dichiari e si certifichi, nel segno, solo, delle “ragioni della ragione” nonché della “logica formale”. Pare assopita, invece, l’attenzione all’umanità del vignaiolo, alle ragioni del cuore.
Sono tra quelli che credono che la trinità del razionalismo vinicolo, ossia il vitigno, il suolo e il clima, poco rappresentino in un vino rispetto alle motivazioni di più umano carattere che ne sono, per me, parte fondamentale. Senza umanesimo non ci può essere espressione di terroir, che è prima di tutto somma di culture, di pensieri, di intuizioni, di saperi, di sensibilità, di fedi perfino. In assenza delle ragioni umane, vi è semmai il vino di territorio, che è sempre e assai meglio di niente, ma che è un’altra cosa.


1 comment

  1. ruggero

    bravisssssimo !

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