Perché certi vini sanno di mare?

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Com’è che certi bianchi sanno di mare? Sanno proprio di brezza marina, di acqua salsa, di iodio, di risacca, di alghe e scogliere. In maniera netta e inconfondibile, e ti scavano dentro il ricordo – la nostalgia – di passeggiate mattutine sulla spiaggia umida. Questo intendo quando dico che sanno di mare, che sono marini. Non riesco a capacitarmene. Eppure ne sono assolutamente affascinato.

Ce ne sono due, in particolare, che ogni volta che ho la fortuna di berli mi stupiscono, mi intrigano. Posso dire che li trovo commoventi? Ebbene sì, vini commoventi, e pazienza se qualcuno si burlerà di queste parole.

Il primo è italiano. È ligure. Il Cinqueterre di Forlini Cappellini. Uve di bosco, albarola e vermentino, i ceppi più vecchi con settant’anni sulle spalle. Per me, uno dei più grandi bianchi che si producano in Italia. Ho riassaggiato il 2011 ed è, appunto, assolutamente mare, purissimo mare. Straordinario.

L’altro è francese. Il Coteaux du Vendômois del Domaine de Montrieux. Loira. Uva di chenin blanc. Sa di ricci di mare. Proprio di ricci di mare. Il vigneron è Emile Heredia, seguace della filosofia biodinamica. L’ho incontrato qualche tempo fa e gli ho detto di questa mia impressione. Ha sorriso. Mi ha risposto che non c’entra nulla, ma tra le sue vigne ha rocce che contengono fossili di antichi progenitori dei ricci marini. Ripeto: non c’entra nulla. Ma non è suggestione. La storia dei fossili non la sapevo, e questo vino l’ho sempre trovato fascinosamente marino. Ho appena ribevuto il 2009, e di nuovo, come per il bianco ligure, devo usare l’espressione “straordinario”.

Articolo originariamente pubblicato l’11 dicembre 2013


1 comment

  1. Antonio

    Spesso le sensazioni sono anche suggestioni, pensando e conoscendo i luoghi di provenienza. La bellezza della nostra degustazione spesso sta anche nella grande capacità evocativa del vino. Come noi abbiamo un naso, che rievoca i profumi registrati dal cervello, lo stesso fa il vino, che ci restituisce ciò che ha assorbito la vigna. Senza questo, forse, avremmo una bevanda senz’anima, che non potrebbe mai regalare emozioni. Ad maiora.

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