Perché ce l’ho con i comunicati vendemmiali

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Non sopporto i comunicati vendemmiali. Quelli che a cominciare da due mesi dalla vendemmia affermano che l’annata procede a meraviglia e che sarà certamente ottima. Però attenzione: la mia avversione non nasce dalla barzelletta della “vendemmia del secolo” (si usa dire che nei comunicati stampa ogni vendemmia è quella del secolo). No, il motivo è diverso, ed è un motivo che ritengo molto serio.

Ce l’ho con i comunicati vendemmiali perché rischiano di avere un unico effetto, quello di (cercare di) “drogare” il prezzo delle uve quando manca ancora molto alla vendemmia. Si creano nella filiera viticola aspettative alte, che alterano un corretto bilanciamento del prezzo tra la reale domanda e la reale offerta. Non si deve fare, è sbagliato.

Anche perché chi l’ha detto che dall’uscita del comunicato in poi le cose andranno per il verso giusto? Chi l’ha detto che non grandina, non piove a dirotto prima e durante la vendemmia, non tira vento forte che sfinisce la vigna? Può accadere (purtroppo) di tutto, ché al tempo non si comanda, non si può comandare. Dunque, a che pro generare aspettative quando rischiano di essere disilluse amaramente? L’unico motivo che vedo è quello che ho detto sopra, e ripeto che non mi piace questa cosa.

Parimenti, ce l’ho con i comunicati che parlano di ottimi vini quando l’uva è appena stata raccolta. Può essere che l’uva sia davvero considerevole sotto il profilo prettamente analitico. Ma l’uva non è vino, e il vino uscirà chissà quando, magari anni dopo, e non è detto che i dati analitici si trasformino in quell’equilibrio magico che è proprio dell’annata davvero grande. Anche qui, l’unico effetto è quello di (cercare di) sostenere le quotazioni del vino, ancora “droga” finanziaria. Anche qui non si deve fare, è sbagliato, perché poi il mercato può cambiare indirizzo, e la disillusione sarebbe, ancora una volta, amarissima.

Evitiamoli, per favore, i comunicati vendemmiali. Sono convinto che facciano male al vino e al suo mondo. E se proprio non gli facessero male, di sicuro non gli fanno bene.

Ora, me la sento l’obiezione: ce l’hai con gli uffici stampa. No, non ce l’ho con gli uffici stampa. Semplicemente tento di spiegare che è meglio non insistere a chi continua a chiedere agli uffici stampa di scrivere e inoltrare i comunicati vendemmiali.


1 comment

  1. Paolo Menapace

    Buona sera Angelo,
    in parte concordo con quanto hai scritto, io rispondo da “vecchio” tecnico, nato sotto una vite non sotto un cavolo. E’ vero quasi ogni anno dicono vendemmia del” secolo” si spera sempre,
    I comunicati secondo il mio punto di vista , servono ai commercianti per capire l’andazzo quantitativo.
    La qualità delle Uve , serve per sapere lo stato sanitario delle Uve. E’ vero l’uva si pesa e si giudica quando è in Cantina, ma il buon Viticoltore o” Vignaiolo” che oggi va di moda, deve iniziare dall’impianto . Dall’inverno, capire la potatura vigneto per vigneto, vorrei dire vite per vite, seguire al momento giusto la potatura verde, la quantità per Ceppo, e non per ettaro,
    seguire i trattamenti, sino alla vendemmia che dovrà essere fatta al momento giusto per cercare di ottenere un grande Vino. Poi sarà l’Enologo dopo la vinificazione capire se potrà diventare nel tempo un grande Vino.
    Concludo ,” Per fare grande un Vino ci vuole un GRANDE APPASSIONATO VITICOLTORE.
    Grazie un cordiale salutoi.
    Paolo

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