Per una libera circolazione del vino

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Tra i capisaldi che regolano il mercato interno dell’Unione europea vi è la libera circolazione delle merci, oltre che delle persone. Però non vale per il vino. Perché c’è di mezzo la colossale assurdità delle accise.
Le accise sono le imposte sulla fabbricazione e sulla vendita dei prodotti di consumo. In Europa le accise sul vino sono differenti da uno stato membro all’altro. La direttiva europea sulle accise impone ai produttori di vino di assolvere l’imposta nel paese di destinazione delle bottiglie. Il che è praticamente impossibile per i piccoli produttori, perché dovrebbero dotarsi di un deposito fiscale apposito e della consulenza di un terzo che operi nel paese di arrivo, con un’esplosione di costi e di scartoffie.
Per questo, Matilde Poggi, presidente della Federazione italiana dei vignaioli indipendenti e vicepresidente della Confédération européenne des vignerons indépendants ha voluto il punto di domanda a chiusura del titolo di un suo intervento al wine2wine organizzato da Vinitaly a Verona: “Ue: libera circolazione delle merci?”
“Ho messo il punto di domanda, perché le cose non stanno così” ha esordito.
Prendete un turista tedesco o danese che venga in Italia. Prendete un turista italiano che vada in Francia o in Spagna. A quel turista piace il vino e va a visitare le cantine. Vuol comprare delle bottiglie e chiede di farsele spedire a casa. Ormai tanti turisti viaggiano coi voli low cost e non gli conviene mettere in stiva un sacco di chili di vino: il costo sarebbe troppo alto e poi c’è il problema dell’imballaggio. Ecco, il vignaiolo può anche provare a spedirglielo, il vino, ma le tariffe esplodono e la burocrazia è enorme. Dunque, niente vendita, niente turismo del vino, niente libera circolazione.
La Fivi e la Cevi una soluzione l’avrebbero anche proposta, e pare semplice da realizzare. Vorrebbero che ciascun produttore potesse assolvere in proprio e nel proprio paese d’origine le imposte sul valore aggiunto e le accise secondo le aliquote del paese di destinazione delle merci. “Una camera di compensazione potrebbe quindi calcolare quanto dovuto a ciascun stato membro” dice Matilde.
Troppo facile, forse, per l’ingarbugliato mondo delle burocrazie fiscali. Magari anche perché i paesi del nord Europa, che sulle accise del vino incassano parecchio, temono di perdere i loro incassi.
Ecco, io sono di quelli che di vino all’estero ne comprano un bel po’, e di più ne comprerebbero se non ci fossero tutti questi problemi.
La Fivi si batte, ovviamente, per l’interesse dei vignaioli. Questa però è una battaglia che interessa anche noi consumatori.
Sono un cittadino europeo e vorrei poter liberamente acquistare dai vignaioli europei il vino europeo.
Ce la faremo mai ad essere veramente europei?


1 comment

  1. Filippo Ronco

    Il problema non sono tanto le accise in sé quanto il modo in cui bisogna versarle. La soluzione della camera di compensazione che consenta di assolvere ogni obbligo nel paese mittente anziché in quello di destino è perfetta ma deve funzionare allo stesso modo anche per l’IVA altrimenti siamo da capo.

    Ciao, Fil

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