Sì, avevo bisogno di rinfrancarmi, di riprendere contatto con i vini che mi piacciono, magari con qualche bianco nervoso e affilato e territoriale. Il fatto è che quel giorno venivo da qualche assaggio che mi aveva un po’ demoralizzato, perché ci sono produttori che tuttora credono che per vendere occorra seguire stilemmi enologici “internazionali” che speravo appartenessero ormai a giorni dimenticati.
Così – ero al Vinitaly – passando casualmente davanti allo stand di Pacherhof, cantina altoatesina della Val d’Isarco con i cui vini ho confidenza da tempo (sta poco oltre l’abbazia di Novacella), mi sono fermato per vedere se lì mi rinfrancavo.
Mi sono, in effetti, rinfrancato eccome. Ritrovando la gioia – sì, la gioia – di quei bianchi cristallini che piacciono a me.
Ne ho assaggiati solo due, che vengono dalle uve che preferisco fra quelle che s’esprimono nella Val d’Isarco, ossia il sylvaner e il grüner veltliner, che ho imparato ad apprezzare col tempo, soprattutto quando i vignaioli della zona hanno preso a distillarne l’essenzialità, facendomeli dunque alla lunga preferire al kerner e al gewürtraminer e al müller thurgau, che in origine (frequento la zona da trent’anni e più) destavano maggiormente il mio interesse con la loro aromaticità.
Ah, sia detto: Andreas Huber ci sa davvero fare con le vigne e coi vini, lassù in Val d’Isarco.
Alto Adige Valle Isarco Sylvaner 2016 Pacherhof
Ecco, sì, adoro il Sylvaner della Val d’Isarco, e soprattutto delle plaghe intorno a Novacella, quando sa essere così essenziale nella sua esposizione del fiore e del frutto ed ha così scintillante e salata lunghezza. Un raggio di luce abbagliante.
(91/100)
Alto Adige Valle Isarco Grüner Veltliner 2016 Pacherhof
Ma in questa vendemmia del 2016 è il Grüner Veltliner ad assumere il ruolo di stella brillantissima, con quel suo incedere imperioso tra sapidità e gessosa percezione tattile. Fiori di biancospino, avvolgenti. Una persistenza lunghissima.
(93/100)
