Ora si può dire che il Barolo è del Piemonte

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Adesso i produttori italiani di vino possono (finalmente) scrivere il nome della propria regione o della propria provincia sulle etichette e sui siti internet aziendali. Non è più vietato. Prima non potevano, se il nome della regione o della provincia corrispondevano al nome di una denominazione d’origine (doc o docg, che sono entrambe dop europee) o di un’indicazione geografica protetta (igp). Se lo facevano rischiavano sanzioni. Ora invece è permesso. Lo stabilisce una circolare emanata il 31 dicembre 2014 dal Ministero per le Politiche agricole.
Insomma, giusto per fare un paio di esempi, se un vignaiolo produce Barolo, adesso può scrivere che il Barolo si fa in Piemonte, e se un altro vigneron fa Amarone può dire che lo fa in provincia di Verona. Prima della circolare del 31 dicembre non poteva, perché Barolo è una denominazione di origine e Piemonte è un’altra denominazione di origine, così come Amarone della Valpolicella è una denominazione d’origine e Verona è un’indicazione geografica protetta. Si trattava di un divieto che aveva del surreale. Ora si è tornati nel mondo del reale.
Nella propria circolare, il Ministero ricorda che, in linea generale, le norme vigenti impediscono “l’uso del nome di una denominazione o indicazione geografica protetta per altri prodotti ‘comparabili’ che non abbiamo diritto ad utilizzare la medesima denominazione o indicazione geografica”.
Tuttavia, ora il Ministero afferma che “l’uso del nome geografico più ampio (regione o provincia)” riservati a delle dop o a delle igp “può essere ammesso ai soli fini di chiarire nei confronti del consumatore la collocazione geografica (regionale o provinciale) in cui ricade la zona di produzione delle dop o igp”.
Il tutto però con delle precise clausole.
In primo luogo, il nome della provincia o della regione devono essere riportati solo ed esclusivamente nel contesto della descrizione degli elementi storico-culturali o tecnici nei quali nasce quel certo vino.
In secondo luogo, sulle etichette il nome della regione o della provincia deve essere scritto nello stesso carattere tipografico del testo descrittivo. Quindi, niente grassetti, sottolineature o cose del genere. E comunque va scritto lontano dal nome della denominazione di origine o dell’indicazione geografica del vino
In terzo luogo, sulle etichette il carattere di stampa del nome della provincia o della regione non può essere maggiore di 3 millimetri in altezza e 2 in larghezza, e comunque deve essere grande al massimo un quarto del nome della denominazione di origine o dell’indicazione geografica.
Si può anche usare una cartina geografica che rappresenti la collocazione della provincia o della regione, a condizione che si scriva chiaramente Regione… o Provincia di…
Le stesse regole valgono per ogni altro materiale informativo aziendale, come siti internet o brochure. Sempre a condizione che il nome della regione o della provincia vengano adoperati esclusivamente a fini informativi per spiegare dove nasce il vino.
“Per fare un esempio di uso corretto di mera collocazione geografica – scrive il Ministero -, il produttore di un vino a DO piemontese potrà indicare sul suo sito internet per presentare tale vino, in soli termini descrittivi, la collocazione geografica della sua azienda utilizzando il nome protetto ‘Piemonte’, ma non potrà enfatizzare il termine ‘Piemonte’ in termini grafici o di evocazione”.
Bene.
In parte.
Va bene in ampia parte, intendo, ma i problemi non mi sembrano tutti risolti.
Dopo aver letto la circolare, infatti, dubito che, per esempio, un produttore di Barolo possa scrivere in etichetta o su internet che il Barolo nasce in Langa, perché Langa è il nome di un’altra denominazione di origine, ma non corrisponde né a una provincia, né a una regione. La circolare sembrerebbe consentire da un lato la “indicazione del nome geografico più ampio” nel cui ambito ricade la singola denominazione di origine, ma specifica poi, tra parentesi, che si tratta delle province e delle regioni. Langa è indubbiamente il nome geografico più ampio di Barolo, ma non è né una provincia, né una regione. Dunque ho dei serissimi dubbi che si possa dire che il Barolo è un vino di Langa. Ma quanto meno non sarà più vietato scrivere che il Barolo viene fatto in Piemonte.
Nella terra della burocrazia, non mi pare un passo avanti da poco.