Oltre lo sguardo, il cuore

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Ognuno ha i propri motti e quello che in questo momento sento più calzante ai sentimenti che provo è: “Ama l’imperfetto tuo prossimo con l’imperfetto tuo cuore”.

È Wystan Hugh Auden che ha scritto queste parole, ma io le ho fatte mie già da un po’.

Da quando ho provato a sostituire l’insofferenza con la comprensione e l’empatia.

Da quando ho voluto darmi pace, al di là delle aspettative, dei giudizi e dei principi.

Io credo che il perfetto essere umano sia quello imperfetto ma che non tutte le imperfezioni pesano uguali. Quelle visibili sono sempre le più faticose da portarsi appresso.

Per questo, reduce da un seminario in cui i semi della disabilita, già ben fioriti, si sono mescolati con i boccioli dell’inclusività, questo motto è riaffiorato più forte che mai. E con il motto, stima e ammirazione verso coloro che, per libera scelta, si tuffano ogni giorno in quel genere di imperfezioni. Coloro che, pur non vivendole in prima persona, con intelligenza e generosità vogliono comprenderle e includerle ma soprattutto, con grande cuore, sanno guardare oltre.