Non è vero che oggi prevale il gusto dolce

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Leggo di tanto in tanto che c’è chi “giustifica” il successo planetario del Prosecco sostenendo che oggi nel mondo prevale il gusto dolce, in fatto di vino, e le bollicine nordestine avrebbero dunque vinto perché poggiano su una più o meno spiccata vena dolce.

Non è vero, non è così, altrimenti, per fare un esempio nostrano, l’Asti spumante non starebbe attraversando la crisi nella quale si dibatte, e anzi dominerebbe. Oppure non sarebbero in flessione drammatica i grandi vini dolci, a partire dal Porto fino al sontuoso ma ormai negletto Recioto della Valpolicella, ridotto a numeri irrisori dall’ascesa dell’Amarone.

Ma l’Amarone è dolce come il Prosecco, si obietterà. No, la questione non è la dolcezza. Né per il Prosecco, né per l’Amarone, né per il Lugana, altro vino che cresce a ritmi esponenziali e che qualcuno accusa d’esser diventato troppo dolce, appunto.

Oggi a vincere non è il gusto dolce, bensì il gusto McDonald’s. Che è diventato il gusto di maggior successo nel mondo.

Qual è il gusto che vi resta in bocca dopo aver morsicato un panino di McDonald’s? Un mix di dolce e di acido, il gusto salsa, il gusto ketchup. Sissignori, non solo dolce, non solo acido. Un insieme di dolce e di acido. È questo il gusto che piace nel mondo.

Pensateci, riguardo ai vini di successo d’oggidì.

Prendiamo i tre che ho citato, i tre “sotto accusa” dagli anti-dolcisti.

Il Prosecco ha sì residui di zucchero importanti, ma ha anche, insieme, un’acidità considerevole.

L’Amarone non è secco, ma ha, com’è tipico dei rossi veneti, una consistente spina acida.

Il Lugana moderno ha sì una tendenza alla morbidezza, ma ha anche la classica acidità del trebbiano cresciuto sulle argille (quell’acidità così spinta che in passato, quando il Lugana era secchissimo, lo rendeva pressoché invendibile).

Non è vero che oggi prevale il gusto dolce. Prevale il gusto dolce-acido imposto da McDonald’s.