Non serve esagerare per affermare la classe

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Ci vuole tempo per riuscire a cogliere un Porto Vintage nella sua giusta fase evolutiva. Assaggiato giovane è fin troppo dimostrativo. Tannino, colore, alcol, tutto sembra sparato in faccia senza troppo badare a quello che succede. La metamorfosi avviene solo grazie al tempo, serve pazienza. Oppure acquistate un Vintage già vecchio, di almeno venti anni. A dimostrarlo questo 1997 della Croft, che sembra già proporre scampoli di raffinatezza.

Sembra che il produttore per scelta stilistica non abbia voluto esagerare nella concentrazione, e questo produce un liquido che oggi regala sensazioni di grande soddisfazione. Non c’è quella pungenza alcolica che si trova spesso nei Porto più commerciali. Come ci si aspetta, il naso è una girandola di aromi che spaziano tra il floreale, la frutta sotto spirito e il balsamico. Domina appunto questa idea di compostezza che giova molto all’espressione del vino. Anche al palato è gentile. Entra senza clamore e poi si espande su note di legno di sandalo, frutta macerata in alcol e un tannino non particolarmente insistente. L’acidità allunga il finale di mirtillo e mora, rifinito dalla tipica sensazione di pietra calda dei vini del Douro. Una discrezione che ho apprezzato, non serve esagerare per affermare la propria classe.

Port Vintage 1997 Croft
(91/100)

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