Non facciamoci asservire dalle convenzioni

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Mi domando perché così spesso ci si fermi alle convenzioni. Vero, costituiscono una comfort zone, però impediscono di aprire le menti e gli orizzonti e dunque, più che confortarci, imprigionano. Credo che tutti abbiamo avvertito, in questi giorni, quanto sia difficile sentirsi chiusi dentro le mura di casa. Per favore, cerchiamo almeno di non farci rinchiudere dagli steccati della convenzionalità. Lo scrivo prima di tutto come promemoria per me.

Per esempio, ho già detto altre volte d’una certa mia passionaccia per i vini fatti con l’uva del pinot meunier, ma sinora quei vini erano sempre convenzionalmente stati ascritti al mondo del vino con le bolle. Si trattava insomma di Champagne. Da pochissimo ho invece scoperto il pinot meunier vinificato in rosso per farne vini – come s’usa dire – “fermi”. Ricavandone ulteriore conferma di quanto quel vitigno dia cose che incontrano il mio gusto.

Per esempio, pochi giorni orsono ho stappato una bottiglia che avevo acquistato qualche anno fa in un piccolo supermercato di paese nella Loira. Scorrendo lo scaffale, avevo visto che recava l’effigie dei Vigneron indépendant francesi e che ricadeva sotto una denominazione d’origine che mi era del tutto sconosciuta, quella di Orléans. Costava poco e finì nel carrello.

La bottiglia era poi scomparsa in un angolo della mia cantina e ne è casualmente riaffiorata solo adesso. Di vini d’Orléans non avevo mai più avuta notizia e non avevo nemmeno la minima idea di che cosa dovessi aspettarmi.

Il vino mi si è mostrato d’una tonalità leggerissima, delicata, vagamente somigliante al rosso della peonia, ma chiaro. Poi, eccolo rusticheggiare nel fruttino (fragolina di bosco in primis) e nella terrosità e nella vaga vena vegetale di nocciola fresca e nella florealità. Però, quella sua indole rustica sembrava chiamare (invocare) il cibo e in tavola questo rosso d’Orléans del Clos Saint Fiacre s’è mostrata a proprio perfetto agio, sfoderando una beva inattesa e grintosa.

Poi sono andato alla ricerca di dettaglio e ho visto che è fatto per l’ottanta per cento col pinot meunier e per il restante venti col pinot noir. Uvaggio non tra i più noti da quelle parti, dominate da altri vitigni, e tra i rossi soprattutto dal cabernet franc. Uvaggio dunque, questo, a prevalenza di pinot meunier, che per me voleva dire, convenzionalmente, solo Champagne.

Orléans 2013 Clos Saint Fiacre
(88/100)

 

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