Il Moscato è di Puglia e Pavia, altro che Asti Secco

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Ieri dicevo della gran fretta che sembrano avere i piemontesi per ottenere l’autorizzazione a produrre ‘sto benedetto Asti Secco, che da quella parti ci si ostina a vedere come la panacea dei mali vinicoli astigiani. Al punto che il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e l’assessore Giorgio Ferrero hanno scritto al ministro Maurizio Martina chiedendo che “possa proseguire celermente l’iter istruttorio ministeriale”, considerate le “recenti difficoltà di mercato della tipologia spumante dolce” e la “volontà di assecondare i gusti dei consumatori che si rivolgono a spumanti con minore tenore zuccherino”.
Orbene, mi è venuto un ghiribizzo (notare la bellezza di questo desueto termine). Quello di andare a vedere nelle classifiche di Wine-Searcher le posizioni dei vini a base di moscato, che in questi ultimi anni soprattutto negli Stati Uniti hanno venduto (e tuttora vendono) un bel po’.
Per chi non lo conoscesse, Wine-Searcher è un portale che aggrega milioni di interrogazioni on line dei consumatori di vino. Un sistema a mio avviso molto interessante per verificare la popolarità delle diverse etichette e denominazioni.
Ebbene, quel che ne è venuto fuori mi ha lasciato abbastanza basito.
Nella top 10 di vini della docg dell’Asti ce n’è uno solo, l’Asti Spumante di quel colosso che è la Martini & Rossi, quinto nella graduatoria “varietale” e alla posizione 1515 tra i vini più “ricercati” al mondo. Il Moscato più reputato è un igt della Provincia di Pavia commercializzato da un brand americano, Bartenura, al posto 520 nel mondo (gran bel posizionamento). La seconda piazza, e il posto 1079 nella graduatoria assoluta, ce l’ha il buonissimo Moscato d’Asti di Paolo Saracco, che non pensavo fosse così popolare a livello mondiale. Terzo, e al numero 1080 in assoluto, un Moscato igt della Puglia, il Primo Amore di Zonin. Nella top 10 ci sono anche altre quattro etichette di Moscato d’Asti, un vino di provenienza italiana (ma non sono riuscito a capire da dove esattamente arrivi) venduto dall’americana Seven Daughters e un californiano.
Che cosa mi dicono questi dati?
Mi dicono che probabilmente a mettere in crisi la produzione astigiana non sono i “gusti del consumatore”, come vorrebbero far intendere i vertici della Regione Piemonte, bensì la denominazione Asti in sé, visto che il Moscato d’Asti, invece, se la cava egregiamente. Mi dicono poi che la produzione di vini a base di moscato della provincia di Pavia e della Puglia riesce ad essere concorrenziale con quella astigiana, e probabilmente si tratta dell’effetto composto delle politiche di marketing e di prezzo. Messi insieme, questi elementi sembrano puntare il dito contro l’Asti, che da un lato forse non ha saputo promuoversi come la produzione di eccellenza del moscato, e dall’altro non ha saputo neppure posizionarsi in concorrenza con altri moscati in termini di prezzo. Il tutto nel mentre la denominazione del Moscato d’Asti riesce invece a fare la sua bella figura.
Qui di seguito la top 10 del Moscato secondo i dati di Wine Searcher (il numero che precede l’indicazione del vino è la posizione nella classifica assoluta di tutti i vini mappati dal portale).
0520 Bartenura Moscato Provincia di Pavia
1079 Paolo Saracco Moscato d’Asti
1080 Zonin Primo Amore Moscato Puglia
1281 Vietti Cascinetta, Moscato d’Asti
1515 Martini & Rossi Asti Spumante
1520 Michele Chiarlo Nivole, Moscato d’Asti
1753 Ceretto I Vignaioli di S. Stefano Moscato d’Asti
1806 Seven Daughters Moscato, Italy
1956 La Spinetta Bricco Quaglia, Moscato d’Asti
1967 Canyon Road Moscato, California


1 comment

  1. giovanni bosco

    Condividiamo in pieno . Giovanni bosco presidente C.T.M. Coordinamento Terre del Moscato

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