Morire tra le vigne per 2 euro all’ora

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Questa storia della povera Paola Clemente, bracciante morta di fatica ad Andria, mi ha colpita enormemente. La prima volta che ho ascoltato la notizia al telegiornale mi è venuta la pelle d’oca, sudavo, tremavo, la mente proprio non accettava un evento così terribile. Amo profondamente camminare tra i vigneti come tantissimi di noi che hanno passione per il mondo del vino. Difficilmente si riesce a pensare che questi possano essere luoghi di terribili soprusi e sofferenze. Anche se i vigneti di Andria sono destinati alla produzione di uva da tavola, la storia non cambia nella sostanza.

Venerdì 6 ottobre, come mi capita spesso di fare, ascoltavo di mattina radio Capital e precisamente la nuova trasmissione Circo Massimo con Massimo Giannini ed è un vero piacere seguirlo. Ha intervistato in diretta Stefano Arcuri, il marito di Paola in occasione del fatto che giovedì 5 ottobre c’è stata l’anteprima del cortometraggio La Giornata, diretto da Pippo Mezzapesa, dedicato appunto al caso della bracciante morta di super fatica per due euro all’ora.

C’è stata una tale risonanza del caso che si è sentita finalmente forte l’esigenza di approvare una legge contro il caporalato. La Repubblica per prima se ne è interessata e continua a farlo con puntualità ed a voce alta. Quella legge oggi porta il nome di Paola Clemente e a lei è stata intitolata una sala del Ministero dell’Agricoltura.

Nel film si ricostruisce quell’ultima Giornata di Paola, il 23 luglio 2015, partita di notte da San Giorgio Jonico per effettuare l’acinellatura sotto i tendoni che ricoprono le enormi estensioni di uva da tavola. Le temperature raggiunte sono intorno i 40 gradi e rendono la fatica ancora più dura ed insopportabile. Paola non si sentiva bene ed era terrorizzata dal pensiero di perdere il lavoro. Sudava, il respiro era pesante, ma ha cominciato lo stesso la sua Giornata, l’ultima, quella fatale. Caduta a terra stremata ha chiesto alle compagne il pettine per togliersi la terra dai capelli. Il lungo viaggio di ritorno lo ha fatto in cassa da morto. Frettolosamente. E sì, si sa che rientra nella norma morire di fatica per due euro all’ora. E poi, a chi dovrebbe interessare la morte di una donna pagata due euro all’ora?

C’è chi oggi in un revisionismo un po’ contorto sulla lavata di mani di Pilato sostiene che non fece altro che applicare la legge. Eppure se c’è un personaggio che mi dà la nausea e prenderei volentieri a calci è proprio lui. Detesto chi se ne lava le mani, chi si volta dall’altra parte, chi pensa silenziosamente che quel fatto non lo riguardi. Dante, genio del pensiero e della penna, pone gli ignavi nell’antinferno, ritenuti indegni di varcare persino le porte degli inferi.

Quivi sospiri, pianti e alti guai
risonavan per l’aere sanza stelle,
per ch’io al cominciar ne lagrimai.

Diverse lingue, orribili favelle,
parole di dolore, accenti d’ira,
voci alte e fioche, e suon di man con elle

facevano un tumulto, il qual s’aggira
sempre in quell’ aura sanza tempo tinta,
come la rena quando turbo spira.

E io ch’avea d’error la testa cinta,
dissi: «Maestro, che è quel ch’i’ odo?
e che gent’ è che par nel duol sì vinta?».

Ed elli a me: «Questo misero modo
tegnon l’anime triste di coloro
che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo.

Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.

Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli»…

… «Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ‘nvidïosi son d’ogne altra sorte.

Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa».

 

 


3 comments

  1. Giuliano

    Prepariamoci a quando avranno eliminato il Gliphosate e a zappare a mano resteremo soli…

  2. Massimo b.

    Forse servirebbe far valere i nostri diritti di cittadini e ancor prima di esseri Umani..
    Una paga giusta per una vita degna di esser vissuta.

  3. Marina Alaimo

    Marina Alaimo

    Non forse Massimo, serve fare dei passi indietro e ritrovare il senso del giusto e un minimo di solidarietà che ci faccia rimanere umani e non macchine da soldi. Il sopruso trova spazio e strada facile proprio quando tutti si voltano dall’altra parte. Non è sufficiente denunciare, spesso non si hanno nemmeno sufficienti prove o soldi per dimostrare i fatti ed affermare il diritto. Sono necessari la solidarietà, il senso di giustizia, interventi a difesa di chi subisce. E qui al sud purtroppo la carenza di lavoro ha raggiunto termini preoccupanti esponendo i cittadini ad ogni tipo di sfruttamento e alla totale perdita della dignità. Si parla, si scrive tanto del fenomeno della criminalità organizzata osannando quello scrittore o quel magistrato che ha raccontato più o meno come stanno i fatti. E’ ripartita l’ennesima serie televisiva Gomorra che francamente detesto. Pare proprio che questi argomenti sulla gente abbiano un appeal fortissimo e facciano audience e quindi business. Dietro tutto questo pseudo interesse sociale c’è una ipocrisia infinita perché sociologi, politici, imprenditori ed intellettuali vari sanno benissimo che la criminalità, e quindi anche il caporalato, trovano terreno fertile, fertilissimo, dove c’è disoccupazione. Se vai nelle mense per i poveri della mia città, Napoli, sono piene di cittadini (napoletani e non arrivati da altri paesi) che a testa bassa, molto bassa, vanno a mangiare. Ci vedi il sindaco o il magistrato tal dei tali in quelle mense? Eppure ci dovrebbero andare tutti i giorni.

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