Monteraponi, dell’eleganza contadina chiantigiana

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Saranno state le 6.45 del mattino. All’incirca. Ero partito presto dall’albergo, per poter fare un po’ di jogging prima che facesse troppo caldo e soprattutto prima che ci fosse il rischio che si facesse più intenso il traffico, perché la strada non è molto larga, anche se da quelle parti, sulle colline di Radda in Chianti, di macchine non ne passano poi molte. A un tratto ho visto una strada sterrata, in discesa, che si staccava dal mio percorso, e l’indicazione Monteraponi. Va bene, proviamo, mi sono detto, e mi sono infolato nella discesa, in mezzo al bosco, con i licheni che s’impadroniscono dei rami delle querce e le ginestre ovunque. A ogni curva uno squarcio di luce. Fino al minuscolo borgo antico affacciato sulla vallata e sulle vigne.

I vini di Monteraponi me li ero goduti la sera prima, alla degustazione dei Vignaioli di Radda. Due fenomenali (e austere) interpretazioni del Chianti Classico.

Il Chianti Classico del 2016 mi ha immediatamente strappato un’esclamazione di piacevole stupore. Sale, sale, sale, quella sapidità che mi piace, nei vini. Lunghissimo, di un’eleganza contadina, in abito di fustagno. Un vino di cui vorrei avere scorta in cantina.

La Riserva Il Campitello 2015 mi è parsa più affumicata, e anch’essa peraltro estremamente salina, e ancora quella persistenza che è propria di quei vini che gl’inglesi chiamano i “fine wine”, e insomma un altro gioiello chiantigiano, che ti fa riempire di nuovo il calice.

A proposito: sì, quella strada bianca, quei boschi, quelle pietre rugginose, quelle case vetuste, quel panorama che ti resta nella testa e se possibile anche un po’ nel cuore, ci sono, là nel calice, nelle bottiglie.

Chianti Classico 2016 Monteraponi
(94/100)

Chianti Classico Riserva Il Campitello 2015 Monteraponi
(92/100)

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