Il millesimo 2012 nella Champagne

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Nel corso della recente edizione di Wine Paris ho avuto modo di partecipare a un seminario dedicato all’analisi del millesimo 2012 in Champagne. Ad organizzarlo è stata la Revue du Vin de France, con la partecipazione di Charles Philipponnat per l’omonima maison, Odilon de Varine per Gosset, Emmanuel Fourny per Veuve Fourny, Charline Drappier per Drappier e Michel Davesne per Deutz. A guidarla per RVF era Alexis Goujard.

Diamo prima di tutto uno sguardo a come si presenta l’annata, che molte case iniziano a mettere o hanno già messo sul mercato.

In generale si può dire che il 2012 non goda di un’ottima reputazione, ma in questo caso la regione Champagne costituisce una brillante eccezione, tanto che si può definire un’annata promessa a un grande avvenire. Dal punto di vista climatico si è visto un po’ di tutto. L’inverno ha avuto una gelata a febbraio con temperature anche fino a -20 gradi e danni al pinot noir sulla Montagne de Reims. Lo chardonnay, giusto per non dimenticarci di lui, ha invece subito danni per gelo in primavera. Hanno fatto seguito poi numerosi episodi di pioggia fino a metà luglio.

Sembrava quindi un’annata catastrofica. Ma appunto da metà luglio si instaura il bel tempo con molto caldo, a tratti anche troppo con rischio di stress idrico in alcuni vigneti. Questo ha causato una grande disparità tra i vini “clairs”, quelli non ancora spumantizzati.

Per sintetizzare, l’annata ha preso i suoi contorni solo alla fine, appena prima della vendemmia. Tra le caratteristiche salienti ci sono una grande concentrazione di materia e di salinità a causa delle rese molto basse. La lunghezza dei vini è portata dalla parte salina dei finali di bocca e da una acidità importante. Fortunatamente, tolti i danni delle gelate, non ci sono stati problemi sanitari o di botrite. È stato necessario attendere la giusta maturità, non omogenea nelle diverse zone, e quindi la vendemmia è stata molto spalmata nel tempo. Le rese per la regione sono basse, circa 9000 chili ad ettaro.

Champagne Gosset, Champagne Brut Grand Millésime
Due terzi di chardonnay, un terzo di pinot noir. Gosset ha sempre uno stile a parte, cominciando dal fatto che nelle cuvée più importanti si evita sempre la malolattica. I vini hanno fin dall’inizio goduto di una bella acidità e di tenori di alcol elevati. Per Odilon De Varine è un anno da chardonnay. Classicamente si inizia con le note di lievito, brioche e tostate, cui si aggiungono le spezie e la polvere da sparo. Tracce di odori marini che si ritrovano anche al palato nel finale. Siamo più verso le spezie che verso il frutto. Ingresso davvero teso, quasi tagliente, senza concessioni alla facilità. La bolla è finissima e si sostiene a vicenda con l’acidità. Mela e spezie nel finale. Uno Champagne che punta sulla purezza ed evita qualsiasi tipo di ossidazione.
(92/100)

Champagne Veuve Fourny, Champagne Extra-Brut 1er Cru Blanc de Blancs Monts de Vertus
Uno dei miei punti di riferimento da qualche anno. Appena possibile vi scriverò un articolo su questa eccellente maison di Vertus, nella Côte de Blancs. Il cru si trova vicino a Mesnil in alto e su una collina, tra l’altro l’unica ad avere anche del pinot nero piantato. Il suolo ha una percentuale molto alta di gesso, le piante hanno sessant’anni e derivano da selezioni massali. I vini prodotti hanno da un lato l’austerità di Mesnil e dall’altro la solarità di Vertus. Il colore è molto bello, dorato con riflessi verdi. Naso decisamente fresco, minerale, sente il gesso. Non è difficile intuire che ci troviamo di fronte ad uno chardonnay. Si percepisce il tocco delicato ma al tempo stesso deciso. Nocciola, poi entra il sale, si fa sapido ed amarognolo, in un contrasto arricchito dalla presenza di tannini nel finale. La persistenza è notevole, senza mai diventare grasso o pesante. Lo potrei definire un vino per esteti della Champagne. Soave e carezzevole, finisce sugli agrumi e ancora su note salate e acide. Purtuttavia non è mai austero, ha il pregio di restare godibile. Ha circa 6 anni di sosta sui lieviti.
(93/100)

Drappier, Champagne Brut Millésime Exception
Siamo a circa 150 chilometri a sud di Reims, nella Côte de Bar. La zona ha avuto condizioni climatiche simili alla parte più a nord, con l’aggiunta di una grandinata senza precedenti che il 7 giugno ha devastato i vigneti con venti a oltre 100 chilometri l’ora. I danni ammontano a una perdita di circa l’80% della produzione, con due anni di lavori per ripristinare la produzione. La collina nella quale si trovano le vigne destinate ai vini millesimati è tra le poche ad essersi salvata e per questo lo chiamano “Exception”. I suoli sono molto simili a quelli di Chablis, ricchi di calcare. Ci troviamo di fronte a uno spumante molto classico, con le prevedibili note di lievito, agrumi maturi e mela. La nota speziata rimanda al pepe verde. Non ha una grande complessità, ma è invitante e fruttato, succoso, rotondo e sudista. Finale non molto lungo sui frutti rossi e i fiori.
(87/100)

Champagne Deutz, Champagne Brut Meurtet Blanc de Noirs
I due Champagne presentati da Michel Davesne prima del 2012 finivano nella stessa cuvée, ma da allora sono stati vinificati e imbottigliati separatamente. Si tratta di una vigna singola, esposta a sud est e con buona pendenza. Ne derivano sempre delle uve molto mature ed equilibrate. Il suolo vede 30 cm di terreno e poi uno strato di gesso profondo centinaia di metri. Il vino aveva un grado naturale di 11,2% di alcol e una acidità di 7,8 grammi-litro (quindi molto alta).  Il colore è evoluto, mentre il naso è ancora reticente. Si fanno strada la nocciola, i fiori bianchi, il lievito e la frutta secca. Piuttosto classico direi. Grasso e maturo, è uno champagne gourmand. Finale tannico, speziato e largo, termina sapido, segno di riconoscimento del millesimo.
(86/100)

Champagne Deutz, Champagne Brut Côte Glacière
La parcella si trova a 300 metri dalla precedente ed è esposta a pieno sud con pendenza del 20%. Le vigne sono più vecchie, oltre cinquantacinque anni. Le rese sono molto più basse, circa 6000 chili a ettaro. Alcol 11,3% e acidità 7,1 grammi. Il dosaggio è inferiore a quello del precedente. Ha un naso più fine, ma si percepisce anche una certa potenza. Sicuramente più raffinato, ha aromi di frutta rossa e un finale gessoso. È forse uno dei vini più bisognosi di riposo. Termina con un frutto molto maturo e soprattutto una acidità sopita, tenuta in sottofondo da una evidente salinità. Piacevole, termina su note di anice e di tè verde.
(90/100)

Philipponnat, Champagne Extra-Brut Blanc de Noirs
Questa cuvée è quella più rappresentativa dello stile della maison, si cerca di conservare nel tempo acidità e complessità. Per questo si evita in qualsiasi modo l’ossidazione per accedere al giusto livello di finezza. La fermentazione avviene in botti usate provenienti dalla Borgogna, la malolattica è parziale. Le uve derivano da vari cru prestigiosi come Mareuil e Ay, nei quali si cerca la potenza e la complessità, più altri sulla Montagne de Reims dove si cercano le note più minerali e la frutta acidula. I vigneti hanno subìto una gelata il 12 aprile, l’uva rimasta ha avuto una concentrazione non comune. Per il dosage, molto basso, si è usato del vino dello stesso anno e una liqueur neutra. Naso di frutti rossi, ribes, lieviti, ha un aspetto nervoso con una elevata freschezza. Si percepisce una materia che ancora non è pienamente rivelata, si apre con estrema lentezza e pare quello dotato del maggior potenziale evolutivo. Il finale è particolarmente brillante, l’acidità è ben integrata, la maturità pare derivare dall’uva e non dal dosaggio. La nota gourmand appartiene ai tratti caratteristici dell’annata. Finale di sale e mare, oltre a una nota fumé da ricondurre al lavoro fatto dai lieviti sul pinot nero. Vino in divenire.
(91/100)

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