Il miglior produttore di vino al mondo per me è Guigal

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Capita a volte che mi facciano delle domande che mi rendono insofferente. Tipo: “Qual è il vino migliore d’Italia? Qual è il vino migliore del mondo?” Invariabilmente rispondo: “Quello che mi piace di più”. E basta. Però quando mi domandano quale sia, a mio parere, il miglior produttore del mondo, non ho esistazione a dire: Guigal. In etichetta dei vini sta scritto E. Guigal, e quell’iniziale puntata sta per Etienne, il fondatore.
L’azienda è nella valle del Rodano, fa praticamente tutti i vini del Rodano, li fa per un totale di vari milioni di bottiglie e non c’è un vino che non sia fatto in maniera eccellente. Perfino il “base”, il Côtes du Rhône Rouge, prodotto all’incirca in tre milioni e mezzo di pezzi, è un rosso classicissimo e super affidabile, che regge qualche anno di invecchiamento e anzi se ne giova.
In casa Guigal ci sono vigneti di proprietà e uve comprate, ci sono etichette di massa e minuscole chicche da super appassionato. Eppure lo stile de vini resta quello, con le punte d’eccellenza a fare da stella polare. Le punte per me sono i La-La-La, che somiglia a una canzonetta cantata sotto la doccia e invece è la maniera confidenziale per parlare dei tre cru della Côte-Rôtie, ossia La Mouline, La Turque e La Landonne. Mi sovvengono sfogliando il numero novembrino di Wine Spectator: 98 centesimi per La Landonne del 2012, 97 per La Turque della stessa annata e 96 punti per La Mouline di pari millesimo.
Ora, penso che tutto questo dovrebbe fare riflettere la nostra litigiosissima Italia, dove ci si accapiglia tra le fazioni del vino industriale e del vino artigianale. Ecco, i Guigal dimostrano che si può essere eccellenti industriali ed insieme anche eccellenti artigiani, oppure, se volete rovesciare il concetto, eccellenti artigiani e insieme anche eccellenti industriali.
Poi ci domandiamo quale sia la differenza tra l’Italia e la Francia. La differenza è che noi costruiamo steccati, barricate, confini, frontiere. Loro valutano il vino che è frutto del lavoro e del saper fare del produttore. Mica una differenza da poco.