I miei 10 vini dell’anno

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Ma sì, dai, la scrivo anch’io la classifica dei dieci vini che mi sono rimasti impressi di più nella memoria fra i tanti avuti nel calice nei dodici mesi del 2017. I miei dieci vini dell’anno. E sono cinque rossi, tre bianchi, un rosé e un vino con le bolle. Cinque francesi, tre italiani, due spagnoli. Le bollicine sono italiane, il rosé è provenzale, il vino col carico di anni maggiore sulle spalle è toscano ed è un bianco, il che può anche sembrare incredibile ma incredibile non è. In Italia prevale il territorio emiliano-romagnolo e anche questo non l’avrei mai pensato a inizio d’anno.

Eccoli qui. All’interno delle categorie le etichette sono in ordine di annata.

I rossi

Priorat 2004 Clos Martinet. Guardo sul dizionario la parola “eleganza” e leggo che è la “qualità di ciò che è fine e avvenente, ma senza ricercatezza”. Un rosso semplicemente, assolutamente elegante. (94/100)

Saint Nicolas de Bourgueil L’Envolée 2005 Gérald Vallée Domaine de la Cotelleraie. Non ho resistito, e dopo il primo bicchiere, bevuto – lasciatemelo dire – voluttuosamente, ne è seguito un secondo e un terzo. Splendido rosso della Loira. (99/100)

Coteaux Champenois Ambonnay Rouge Cuvée des Grands Côtés Vieilles Vignes 2013 Egly-Ouriet. “Imbarazzante, da tant’è buono”. La descrizione di chi mi ha versato questo vino l’ho fatta mia. Un rosso che rasenta la perfezione. È tra qui vini che io chiamo assoluti. (98/100)

Côte de Brouilly Cuvée Zaccharie 2014 Château Thivin Claude Geoffray. Questo è uno di quei rossi che definisco esemplari del mio modo d’intendere i rossi. Strabevibile, eppure anche complesso e insieme fine, delicato, perfino cesellato. (94/100)

Ravenna Centesimino 2015 Ancarani. A coltivarlo, il centesimino, è una manciata di vignaioli. Il vino, rosso profondo, fa quattordici gradi e mezzo, eppure nemmeno te ne accorgi, e questa è una prerogativa dei bei vini. (91/100)

I bianchi

Vernaccia di San Gimignano Vernaccia di Carato 1994 Montenidoli. Avere nel bicchiere un bianco italiano così, in una forma smagliante dopo quasi un quarto di secolo, è un privilegio raro. Me lo sono goduto un sorso dietro l’altro, con lentezza. (100/100)

Rioja Viña Gravonia 2006 Bodegas R. López de Heredia Viña Tondonia. Asciuttissimo, a ogni sorso è come compiere un viaggio tra le sfaccettature aromatiche che possono accompagnare un vino bianco. Prestandogli l’attenzione che gli si deve. (97/100)

Languedoc Le Blanc 2016 Turner Pageot. La retroetichetta dice: “Le domaine Turner Pageot produit des vins digestes et gastronomiques”. Un bianco talmente digeribile che la bottiglia si vuota in un lampo. (95/100)

Il rosé

Côtes de Provence Rosé Tête de Cuvée Verité du Terroir 2016 Château La Gordonne. Ne bevo un sorso e mi stupisco che non si senta il frinire delle cicale e non ci siano il mare e il raggio abbagliante del sole. Un rosé provenzale che “sa” di Provenza. (90/100)

Le bollicine

Lambrusco di Sorbara Ring Adora 2014 Podere Il Saliceto. Le bollicine dell’anno vengono dalla terra del Lambrusco. Agrumi, tanti, freschi e canditi. Con il plus d’una fascinosa tonalità tra il salmone e la buccia di cipolla. (93/100)


2 comments

  1. Sergio Frigieri

    Sono molto sorpreso,ma orgoglioso,che la mia regione,sicuramente non abituata ad essere citata per la qualità separata dal prezzo,sia doppiamente in classifica.Ma il Centesimino è quello “normale” o la versione passita,”Uvappesa”?Nel salutarti e ringraziarti pe il dono di leggerti,mi permetto di consigliarti la cantina che secondo me fa il Lambrusco di Sorbara migliore,quindi il vero lambrusco per noi vecchi modenesi che lo amiamo chiaro e con una certa acidità,ed è l’azienda Zucchi di San Prospero,soprattutto il Rito ed il rifermentato in bottiglia,circa 6 euro in cantina.Ciao da Sergio,Modena.

  2. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Grazie per le belle parole e per il suggerimento. Il Centesimino è quello in versione “normale”.

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