Michele Tessari e la cesellatura dell’Amarone

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Michele Tessari le idee su come vuole i vini ce le ha chiare da un bel po’. Sia per quel che riguarda i bianchi, sia per quel che concerne i rossi. Difatti, i vini di Cà Rugate, la sua azienda, che ha la sede a Montecchia di Crosara, nell’est veronese, hanno una sorta di timbro di fabbrica, di imprinting. Il Soave cerca la cesellatura del frutto e la freschezza, i rossi valpolicellesi inseguono una complessità che non sia mai disgiunta dalla sapidità, come del resto direi che è tipico degli amaronisti che hanno alle spalle un’importante esperienza bianchista.
All’Anteprima ho assaggiato due annate del suo Amarone, la 2013, alla cieca, e poi la 2005, allo stand. Entrambe mi sono molto piaciute. Della 2013 ho già scritto presentando la mia top 5 dell’Anteprima (riposto comunque qui sotto la mia piccola scheda) e devo dire che sta molto bene a fianco dell’annata più vecchia, e anzi credo abbiano molto in comune.
Amarone della Valpolicella 2005 Cà Rugate
Un tripudio di fruttini rossi, di fiori essiccati, di spezie, e poi il sale, in un assieme che si è fatto col tempo assai armonioso, e che  non tradisce l’età ma dice anzi di una vita ancora lunga lunga.
(94/100)
Amarone della Valpolicella Punta Tolotti 2013 Cà Rugate
La complessità. Buccia d’arancia, canditi, chiodo di garofano, fiori essiccati, fieno, olive in salamoia, vene affumicate. Intrigante, cangiante. Poi si libera il sale, la nota iodata.
(92/100)