Mi piaccioni i vini affilati

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Mi piacciono i vini affilati. Ecco, sì, dritti come una rasoiata. Tesi come un colpo di fucile sparato fra le montagne, con l’eco che ti riporta il tuono e lo rinnova una, due, dieci volte, e poi è silenzio, ma ancora la testa rintrona. Mi piacciono i vini che nulla concedono alla ruffianeria, e se c’è dolcezza, allora è compensata dalla freschezza, magari umorale, perfino a tratti collerica. Mi piace la semplicità minimalista, che è però semplice solo nella distrazione, e invece chiede ed anzi pretende concentrazione e condivisione e passione per coglierne le sfumature, le dieci, cento vibrazioni in minimo ma costante cambiamento, come spesso accade per la vita, per la quotidianità che non è mai uguale, anche se sembra tale. Mi piacciono i vini che hanno lunghezza, ma che prendono una strada rettilinea e vanno avanti su quella dall’inizio alla fine del viaggio, senza tentennamenti, senza indecisioni, senza soste, senza deviazioni, senza tortuosità, solo cambiando a tratti, talora quasi impercettibilmente, la velocità, il ritmo, il movimento. Mi piacciono i vini dinamici, mai fermi, mai sazi, indomabili. Mi piacciono i vini nervosi, che rifuggono la malia dell’autocompiacimento, la vanità dell’ostentazione. Mi piacciono i vini che vibrano nel palato come un diapason che risuona con i miei pensieri, e che mi sollecitano la rapidità della riflessione e talora della decisione, bene prezioso per me, eternamente indeciso. Mi piacciono e me li godo, checché ne pensi la gente.

articolo originariamente pubblicato il 16 luglio 2011