Mi inchino ai vini di Istine (ovvero, il senso del terroir)

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Un passo indietro per ricordare che al Mercato dei Vini della Fivi, a Piacenza, l’anno scorso ci andai perché c’era una degustazione che non mi volevo perdere. Il programma prevedeva una verticale della Vernaccia di Elisabetta Fagiuoli, ossia di Montenidoli, con Angela Fronti, vignaiola chiantigiana di Istine, che doveva farle da contraltare. In realtà, Angela mi parve quasi intimidita o forse sovrastata dalla verve di Elisabetta, come se ne provasse una sorta di sudditanza, ma sbagliava, perché – lo dico chiaro e tondo – queste due donne si esprimono entrambe – sì, entrambe – ai massimi vertici italiani, oggi, quando si voglia parlare di qualità del vino e di rispondenza ai valori del terroir.

Vabbé, Angela si farà, lato comunicazione intendo, ché ovviamente, invece, lato vino ne sa tanto, oh se ne sa, e ha una sensibilità esemplare. Altrimenti mica saprei spiegarmi quella trasparenza cristallina, quella luce che hanno i suoi rossi. Va bene la terra, va bene la vigna, va bene quel che vuoi, ma se non hai testa e se non sei sensibile un bel po’, roba così mica riesci a farla e a metterla in bottiglia, vivaddio. L’ho già detto che al centro del terroir per me ci sta l’elemento umano, vero? Sì, l’ho già detto tante volte, e lo ripeto. Ogni tanto ricordarlo credo non faccia male neppure a me.

Alla degustazione dei Vignaioli di Radda, di cui Angela Fronti è uno dei punti di riferimento, ho potuto assaggiare tre suoi vini. Ancora una volta uscendone convinto. Mi inchino.

Chianti Classico 2016 Istine
Ricordate quando parlavo del mio vinino, e cioè del vino semplice ma per nulla banale, amico del convivio? Ecco, questo è un esempio. Fiori e fruttini. Si beve con soddisfazione (88/100)

Chianti Classico Vigna Casanova dell’Aia 2015 Istine
Buono, decisamente. Un intreccio coinvolgente di piccoli frutti macerati e di erbe officinali e poi ha le vene terrose, a tratti rugginose, che mi piace trovare nei vini di Radda. (92/100)

Chianti Classico Riserva Levigne 2014 Istine
Pensare che c’è ancora chi disegna la ’14, valli a capire. Nel calice mi ritrovo le erbe alpestri e l’origano. Il frutto vi si interseca pulitissimo. Non va più via dal palato. Grande. (94/100)