Mi candido per verificare come invecchia il Cristal ’99

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Sono dell’avviso che dobbiamo sempre restare umili ed imparare. Più conosciamo e più sappiamo di non conoscere. Sta premessa mi serve per spiegare che, senza una precisa ragione, ho sempre considerato Cristal un vino modaiolo e sopravvalutato. Sbagliando. E ringrazio Jean Baptiste Lecaillon che con brio ha introdotto  a “La Gènie des Millésimes en 9”, nel corso del Grand Tasting parigino di Bettane&Desseauve, una maison tra le più intransigenti della Champagne, la Louis Roederer, produttrice, appunto, del Cristal.
La Roederer fu fondata nel 1776 a Reims, e resta una delle rare case indipendenti. Può contare su un vigneto di 240 ettari, il cui 15% è coltivato secondo i precetti della biodinamica dal 1989 (tra cui le vigne dedicate a Cristal). Uno sforzo mentale e pratico enorme per un produttore di questo livello. Le fermentazioni malolattiche sono sempre parziali, circa un 25-30% del totale. Tutti i vini sono lavorati a lungo sui lieviti, sia in acciaio che in botti di rovere di grandi dimensioni.
Cristal è la prima cuvée di prestigio della storia, creata nel 1876 per lo zar Alessandro II che voleva una bottiglia di vetro chiaro e con fondo piatto, in maniera che non potessero nasconderci una bomba. La forma e il colore continuano ad essere gli stessi anche ai giorni nostri.
Le uve di Cristal provengono solo dai migliori terreni di proprietà, tra i quali citiamo quelli di Verzenay, Ay, Cramant, Avize, Mesnil sur Oger. La scelta cade sui suoli più calcarei di tutta la Champagne, cercando di coniugare finezza e maturità spinta. Le vigne sono ottenute da selezioni massali. Ad esempio il pinot noir vede la presenza di 250-300 cloni diversi selezionati attraverso un lavoro che dura da decenni. Una dedizione incredibile.
Il 1999 che ho assaggiato nel corso della degustazione a Parigi è composto da un 45% di chardonnay e da un 55% di pinot nero. Malolattica non svolta.
Dopo un 1998 piuttosto tenero, molte erano le attese per il 1999. Chi ha vendemmiato presto è riuscito a conservare una buona acidità assieme ad una perfetta maturità delle uve.
Al naso la complessità è evidente: prevalgono su un fondo “grillé” le spezie dolci, il cumino, la mandorla. Poi il vino si apre sempre di più, per una espressione tra le più profonde e complete che si possano immaginare. Ricco e grasso, frutta secca e cenni di aromi terziari. Fine e potente, lungo e terroso nel finale, dominato da una acidità quasi piccante. Secondo lo chef de cave non è sempre vero che l’acidità sia responsabile di un buon invecchiamento di un vino. Sono invece fondamentali la qualità del suolo e la concentrazione delle uve. Il dosaggio è qui di 10 gr/litro, il tempo contribuirà a renderlo quasi impercettibile.
Si dice che un Cristal molto vecchio subisca una evoluzione che lo fa somigliare ad un grande Riesling. Mi candido per una verifica.
Champagne Cristal 1999 Louis Roederer
(96/100)

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