Tra mercato ed etica, non perdiamo l’estetica del vino

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Il dualismo attuale del mondo del vino vede confrontarsi due diverse visioni. Da un lato c’è chi ha come riferimento il mercato, e dunque la competizione commerciale, e su questo fonda le proprie politiche. Dall’altro c’è chi guarda ai variegati dogmi del “naturale” nel nome di una concezione che appare in bilico tra l’etico e il filosofico. Estremi a parte, un punto di convergenza inevitabilmente verrà trovato, e sarà, credo, quello della maggiore sostenibilità ambientale, con uno spostamento progressivo della massa produttiva verso sistemi di coltivazione meno invasivi.

Tutto bene? No, non va tutto bene. Perché in questo dualismo tra mercato ed etica si disperde il valore dell’estetica, cioè del bello (e del buono), in quanto si ritiene bello (o buono) quel che meglio risponde alla propria posizione predefinita. Dunque, da un lato si rischia (e spesso ci si cade) l’omologazione e dall’altro si arriva a giustificare l’errore o quanto meno l’imperfezione subordinando la bellezza, appunto, all’eticità.

A questo punto invito a leggere queste parole, che non sono mie e non sono neppure di una persona che si occupi di vino: “Mi piacerebbe tornare a decorare le facciate degli edifici, tradizione che si è persa perché ritenuta economicamente non sostenibile. Mi permetto una parentesi: finché l’economia verrà regolamentata da parametri legati esclusivamente al profitto, e non a qualità della vita e sostenibilità sociale, non ci sarà un’evoluzione e il mio desiderio rimarrà un sogno. Questo compito spetterebbe proprio agli economisti. È strano che non riescano a trovare delle nuove soluzioni e che siano proprio i creativi e gli artisti gli unici a sentire questa impellente necessità. Ecco, l’ho detto”.

Le parole le ha raccolte Stefano Salis, sul Sole 24 Ore, nella sua intervista a Barnaba Fornasetti. Chi è Barnaba Fornasetti? È il proprietario della Fornasetti, che si definisce “un’azienda di arti decorative”, ed è anche uno dei brand di maggior successo (e creatività) del design italiano.

Cosa c’entrano col vino le parole di Fornasetti?

C’entrano quando fanno riferimento alla “qualità della vita e sostenibilità sociale”. Non tanto e non solo qualità dell’ambiente e sostenibilità ambientale. La qualità della vita e la sostenibilità sociale hanno bisogno del bello (e del buono). La disputa economica si risolve tornando a ragionare “anche” su questi temi. Il bello (e il buono) come fondamento del fare vino. L’abbiamo un po’ perso di vista, nella contrapposizione attuale. Torniamo a ragionarci. Torniamo a concentrarci “anche” sull’estetica del vino, sull’esperienza del bello (e del buono). La bellezza (la bontà) può dare un contributo a salvare questo mondo.