Matusalem, anche per abbinamenti azzardati

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Uno Jerez che appartiene alla categoria Vors, acronimo che designa la categoria Vinum Optimum Rare Signatum e che starebbe per vino selezionato come ottimo ed eccezionale. La certificazione di una determinata categoria segue una procedura molto rigida ed è sorvegliata dal Consejo Regulador, che rilascia i sigilli solo dopo accurati controlli. Nello specifico parliamo di Jerez che hanno da trenta anni in su.

La tecnica di produzione di Matusalem è tra le più originali di questa denominazione andalusa. Secondo quanto affermato dal winemaker della casa, Antonio Flores, il vino base deriva da una solera di otto anni di età media, iniziata nel 1847. A questo punto viene aggiunto del vino di pedro ximenez prodotto dai vigneti di proprietà Macharnudo e Carrascal (considerati i due migliori in assoluto) nella misura del 25%, in modo da raggiungere un residuo zuccherino di circa 130 grammi-litro. Il blend continua la sua vita nella solera Matusalem per un periodo di oltre ventidue anni. Il risultato si potrebbe definire un cream, che però normalmente ha una percentuale molto più alta di pedro ximenez e un residuo zuccherino elevato. L’idea è di mantenere un equilibrio del tutto diverso.

Vediamo come è andata la degustazione. Gli aromi sono variegati, liquirizia in primis e poi legno nobile, cacao amaro, spezie e in sottofondo un cenno di mare. Il palato è effettivamente poco dolce, riportato in equilibrio da una acidità quasi violenta. Come si conviene per la tipologia, ha una lunghezza non comune. Finale di cumino, liquirizia e spezie. Una alternativa intelligente agli Jerez dolci a base di pedro ximenez, spesso fin troppo concentrati e densi. Qui prevale la parte più eterea che riporta il liquido verso territori diversi e lo rende adatto anche ad abbinamenti gastronomici azzardati, magari con materie prime marinare o formaggi stagionati.

Jerez Oloroso Dulce Matusalem Vors Gonzales Byass
(93/100)

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