Macché solfiti, meglio il tè verde

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Che si parli di vignaioli piccoli o indipendenti o di medio-grandi cantine, la questione dei solfiti nei vini è quanto mai di attualità. Sotto accusa da parte dei salutisti per gli effetti negativi nel nostro organismo (ricordiamo che sono largamente usati in molti cibi come conservanti e quindi l’effetto è in realtà dovuto all’accumulo di queste sostanze e non al solo vino), in realtà i solfiti, specie se usati in modo distorto, hanno effetti che possono perfino arrivare ad essere devastanti sul vino. Se a dosi molto basse sono un necessario (o quasi) mezzo per evitare ossidazioni, devianze aromatiche e altre malattie del vino, quando vengono usati per correggere difetti nelle qualità dell’uva e per garantirsi una shelf-life prolungata, sono in realtà dei veri e propri killer. È capitato a tutti noi di trovare dei vini amari, duri e senza frutto: questo spesso è dovuto a un eccesso di solfiti.

Si contano numerosi i tentativi di risolvere la questione, sia con un lavoro diverso nei vigneti e in cantina, in particolare da parte delle aziende a tendenza naturale, sia da parte delle cantine convenzionali, con l’utilizzo di prodotti enologici alternativi. Che poi, ma questo è un mio parere, sono una soluzione quasi peggiore del problema iniziale.

Un articolo su New Zealand Winegrower ci racconta come si stiano sperimentando nuove soluzioni per eliminare i temibili solfiti. In questo caso Erica e Kim Crawford di Loveblock Wines, nella regione di Marlborough in Nuova Zelanda, stanno utilizzando una polvere a base di estratto di tè verde come antiossidante. Il loro Sauvignon Blanc 2018 dovrebbe essere il primo vino ad utilizzare questo processo, e i risultati – a quel che si legge – sembrano incoraggianti. Pare che come unico problema ci sia stata una ossidazione prematura del colore, dovuta al fatto che la polvere di tè non è stata aggiunta al momento dell’imbottigliamento. Il Sauvignon ottenuto ha delle caratteristiche diverse dalle versioni precedenti. Sembra esibire una maggiore naturalità, gli aromi sono più agrumati e speziati, non c’è la durezza finale causata dai solfiti. Anche il Sudafrica sta sperimentando alternative naturali, con risultati che sembrano altrettanto promettenti.