Ma per Vivino il rosé italiano non esiste

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Non c’è dubbio che quelli di Vivino si diano un gran da fare per rendere sempre più nota la loro app per i telefonini, quell’app, intendo, che ti consente di fare la foto a un’etichetta e vedere le valutazioni che di quel vino hanno dato gli altri utenti, ma anche i prezzi o i consigli per gli abbinamenti. Per esempio, vengono diramati periodicamente dei comunicati stampa che offrono un’interpretazione – come dire – “Vivino oriented” delle tendenze del vino a livello internazionale. Però devo dire che m’ha lasciato abbastanza (anzi, parecchio) perplesso il comunicato col quale si annunciava che “l’esperta di vini Karen MacNeil ha assaggiato un centinaio di rosé per creare la sua guida personale a quello che è il vino ideale della bella stagione”. Ora, Karen MacNeil non la conosco, ma viene presentata come autrice di “The Wine Bible”, editorialista per WineSpeed e contributing editor per Vivino. Soprattutto, mi par di capire che o non conosce o non apprezza la produzione in rosa italiana, perché dell’Italia non c’è traccia nelle sue valutazioni.
Il testo spiegava che “ci sono tre stili principali di rosé, oggi” e sono “lo stile elegante – leggero, fresco, raffinato nel sapore e in genere a basso tasso alcolico”, e poi “lo stile audace – più corposo, meno fresco, intenso gusto fruttato e più alcolico” e infine “lo stile effervescente – alcuni dei migliori rosé sono vini frizzanti, le bolle sottolineano la freschezza e la struttura”. Bene, ho preso nota. Ma poi già vedendo che si precisava che “ognuno di questi stili può essere prodotto a partire da uve rosse come grenache, pinot noir, cinsault, carignan, tempranillo e cabernet” ho capito che tirava brutta aria per il panorama rosatista italiano: tutte uve francesi o spagnole, neanche una italica.
Poi, altra mazzata per le ambizioni italiane: “al giorno d’oggi – è scritto – dei buoni rosé vengono prodotti ovunque, dalla Francia al Libano passando per l’Australia”. Evidentemente, non siamo degni di citazione alcuna, e stiamo nella massa indeterminata dell’ovunque.
Infine, la conferma con le scelte della MacNeil: niente Italia, parecchia Francia e anche Spagna, un portoghese, un americano, un australiano. Perbacco, com’è che si fa a convincerla ad assaggiare qualcosa di italiano?.
Ecco comunque qui di seguito la lista dei migliori vini rosé secondo Karen MacNeil, divisi nelle tre categorie.
Eleganti
Château de l’Aumerade “Cuvée Marie Christine” Rosé (Côtes de Provence, France)
Covela Rosé 2015 (Douro Valley, Portugal)
Chateau Tourril “Havana” Rosé 2015 (Minervois, Languedoc Roussillon, France)
Yllera Rosé 2014 (Castilla y León, Spain)
Côte Mas “Rosé Aurore” 2015 (Languedoc-Roussillon, France)
Taron Rosado 2015 (Rioja Alta, Spain)
Domaine Sainte Lucie “Cuvée MIP” Rosé 2015 (Côtes de Provence, France)
Arínzano “Hacienda de Arínzano” Rosé Tempranillo 2015 (D.O. Pago de Arínzano, Spain)
Audaci
Ponzi Vineyards Pinot Noir Rosé 2015 (Willamette Valley, Oregon)
Château de la Clapiere “La Violette” Rosé 2015 (Côtes de Provence, France)
Château de Pourcieux Rosé 2015 (Côtes de Provence, France)
Moncigale Rosé 2015 (Coteaux d’Aix en Provence, France)
Effervescenti
Codorníu “Cuvée Barcelona 1872″ non-vintage (Cava, Penedes, Spain)
Jansz “Premium Cuvée” Rosé non-vintage (Pipers River, Tasmania, Australia)
Mestres Cupatges Reserva Especial Rosé 2011 (Cava, Spain)

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