L’Europa vuole che si dicano le calorie del vino (bene!)

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Sulla pretesa che sulle bottiglie di vino vengano descritti gli “ingredienti” mi sono già espresso, e ribadisco che la ritengo un’ipotesi senza gran costrutto e semmai quasi un mero orpello burocratico, dato che alla fin fine oggettivamente i veri “ingredienti” da indicare sarebbero un’inezia, e cioè l’uva e semmai poco di più, ché del resto nel vino non resta traccia (e gli allergeni, a partire dai solfiti, son già tra le indicazioni obbligatorie). Invece, sono assolutamente d’accordo con quel che chiede l’Unione europea, e cioè che anche i vini debbano dichiarare le loro informazioni nutrizionali, e cioè debbano spiegare quante calorie ci stanno in una porzione, in un bicchiere. Sissignori, è giusto che si sappia, ed è corretto che il consumatore sia messo a conoscenza del fatto che non tutti i vini apportano la stessa quantità di calorie.

Ma al di là della questione della trasparenza, c’è un’altra e diversa motivazione che mi fa addirittura esultare di fronte alla richiesta comunitaria di dare obbligatoria evidenza delle calorie apportate dal vino. Ritengo infatti che finalmente – sissignori, finalmente! – si offra un chance concreta ai vini che piacciono a me, che sono quelli meno alcolici, che non cedono e non hanno mai ceduto alle lusinghe della muscolarità e della potenza tanto cari alla critica e all’enologia filo-parkeriana. Perbacco, c’è gran differenza tra bere un vino da 12 gradi di alcol e un altro da 14 e mezzo e oltre, ed è ora che si sappia. Magari qualcheduno comincerà finalmente – sissignori, finalmente, ripeto! – a dare un’opportunità ai miei “vinini”, ai vini più semplici, ma per nulla banali. Si può bere strabene anche (spesso soprattutto, secondo me) con un vino che non sia una marmellata alcolica, e il fatto che si sappia che apporta meno calorie d’un altro non può che indurre alla curiosità di chi è attento anche agli aspetti nutrizionali, e non sono mica pochi.

Quando succederà?

Be’, non tra moltissimo, credo e spero. Perché la Commissione europea ha dato un anno di tempo per adeguarsi a chi produce bevande alcoliche. Se entro un anno non si trova una soluzione condivisa, interviene l’Unione europea. Bene, bene, bene.


6 comments

  1. Nic Marsél

    Angelo (scusa la confidenza), non sono per nulla d’accordo sulla presunta inutilità degli “ingredienti”, al contrario non riesco proprio a capire a cosa diavolo possano servire i valori nutrizionali. Suggerisci che un vino con 12 di alcol ha meno calorie di uno di 14. C’è quindi bisogno di spiegare che 12 è minore di 14? Evviva il vinino! Ma lasciamo stare le informazioni in etichetta (queste sì) davvero inutili con un probabile carico di ulteriore burocrazia (questa sì) per i piccoli produttori.

  2. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Nic, prova a fare un test e chiedi a dieci persone che non siano “addetti di lavori” o esperti di vino se sanno dirti quante calorie contiene un bicchiere di vino. Non sanno dirti neppure la quantità di vino che c’è in un bicchiere. Manca completamente l’educazione sul tema. Cominciare a scrivere le cose è rilevante.

  3. Andrea Tibaldi

    100 ml di vino secco, a 12 gradi, hanno circa 66 kcal
    100 ml di vino secco, a 14 gradi, hanno circa 77 kcal

    11 kcal di differenza sono trascurabili (NESSUN effetto sul bilancio calorico giornaliero).

    Se uno beve 500 ml di vino (ben oltre la dose salutistica giornaliera) siamo a 55 kcal di differenza che possiamo ancora ritenere abbastanza ininfluenti dal punto di vista del bilancio calorico, a meno che uno non beva tutti i giorni 500 ml di vino ma allora è bene che assuma vini da 12 gradi piuttosto che 14 non per le calorie, ma perché così limita almeno un po’ l’effetto negativo dell’alcol.

    Sicuramente molti scopriranno che un bicchiere di vino ha circa 70 kcal (quindi bene).

    Quanto al fatto che gli appassionati così scopriranno i vinini, secondo me sei un pelino ottimista: io conosco tanti appassionati ma nessuno di questi sceglierebbe mai un vino per le calorie che ha, soprattutto se messo di fronte al fatto che la differenza è irrisoria.
    Ma poi il trend dei vini poco alcolici non era già nato con la diffusione degli alcoltest?

  4. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Tutto vero. Ma il vino non lo comprano solo gli appassionati. Anzi, quelli ne comprano davvero poco, rispetto alla produzione globale. Sinceramente non credo che un appassionato abbia bisogno di alcuna indicazione, ma si tratta di minoranze. Se il vino fosse rivolto solo a queste minoranze bisognerebbe estirpare la quasi totalità del vigneto mondiale.

  5. Andrea Tibaldi

    Ok, ma a questo punto ti chiedo (perché qui sei tu l’esperto, non io): il mercato lo influenzano gli appassionati o i non appassionati? Io presumo (magari mi illudo) di non essere particolarmente interessato ai vini rivolti ai non appassionati. Mi chiedo quindi come possano i consumatori di una tipologia vino che non mi interessa, influenzare i produttori di vino che mi interessa. Probabilmente (sicuramente) c’è qualcosa che mi sfugge.

  6. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    In realtà, dal lato della produzione, non è frequentissima la cesura netta tra le due categorie di vini, anche se non sempre tale correlazione affiora. Ma qui ti chiedo un atto di fede, perché per spiegarlo mi ci vorrebbe parecchio tempo.

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