Les Amandines, la classicità del rosé, a Tavel

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Tavel, nella valle del Rodano, è stata a lungo l’unica denominazione di origine dedicata esclusivamente al vino rosa. L’unica al mondo intendo. Insomma, il Tavel è rosé e solo rosé fin dall’origine.

Semmai, c’è chi distingue nei vini di Tavel quelli che provengono dalle vigne piantate sui tre differenti suoli della zona, che sono le sabbie vicine al fiume, e poi le galet roulé, ossia i ciottoli tondeggianti nei primi rilievi, e ancora il calcare e l’ardesia dei tratti più alti. Al Domaine Amido, un’aziendina a conduzione famigliare (sulle bottiglie c’è il logo dei Vigneron Indépendant) fanno invece il loro Tavel mettendo insieme le uve di grenache, cinsault e syrah che provengono proprio da tutti e tre gli areali.

Ho avuto nel calice il loro Les Amandines del 2018. In controetichetta si racconta che l’intenzione è quella di avere nel vino “la couleur rubis, la fraicheur des fruits rouges, la structure e la finesse du Tavel par excellence”. Be’, obiettivo raggiunto. Davvero. Colore rubino brillantissimo, fruttini rossi succosi e golosi (e qui dovrei usare un altro superlativo), ma anche una struttura importante e insieme un’eleganza invidiabile. Insomma, una grande espressione della classicità del rosé e, per quel che conta, un’etichetta che si candida già da subito ad essere il mio vino rosa dell’anno, o almeno uno dei vini rosa al vertice delle mie personali preferenze. Accidenti.

Fin qui le good news. La cattiva notizia, invece, è che Domaine Amido non è importato in Italia e che on line non ho trovato nessuno che ne venda i vini. Dunque, bisogna per forza andare a cercare questo Tavel in Francia. Un guaio.

Tavel Les Amandines 2018 Domaine Amido
(94/100)