Le fiere del vino e la fatica di essere italiani

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C’è una differenza sostanziale nelle presenze fieristiche dei produttori di vino italiani, francesi e tedeschi (e non parlo di spagnoli e portoghesi perché non ho approfondito).

La differenza è che noi si va in ordine sparso, e i nostri padiglioni sono una specie di arlecchinata, un minestrone di messaggi privi di logiche condivise, al cui interno a gridare di più sono i brand industriali, mentre loro si presentano con delle fortissime identità territoriali già a partire dal layout, dallo stile di comunicazione.

Noi dentro alle fiere diamo vita a qualcosa che somiglia a dei coloriti mercati rionali dentro ai quali mancano solo i saltimbanchi e i musicanti (ma a volte ci sono anche quelli, a dire il vero), loro organizzano spazi di accoglienza ordinati, puliti, facilmente identificabili e rintracciabili, totalmente business oriented.

Nella loro maniera di presentarsi, a partire dalle grafiche ovviamente, i francesi si vede perfettamente che sono francesi e i tedeschi si vede perfettamente che sono tedeschi, mentre noi della nostra appartenenza nazionale ce ne dimentichiamo.

L’ha fatto notare anche il ministro Centinaio, lassù al ProWein, a Dusseldorf, che di bandiere italiane non se ne vedevano in giro nel nostro padiglione principale. Eppure gli espositori italiani erano tanti, addirittura 1.654, la componente più alta in assoluto dell’intera fiera. Certo, forse tutto questo fa parte del nostro e del loro carattere, così diverso, e noi che siamo quelli dei cento e cento campanili facciamo fatica a sentirci prima di tutto italiani, ma poi non stupiamoci se i loro padiglioni – quelli dei francesi, quelli dei tedeschi – sono pieni di buyer e i nostri sono molto meno affollati. Così com’è accaduto proprio al ProWein.


1 comment

  1. Sieghard Vaja

    Devo rettificare!

    Ci sono alcune province autonome che per la loro derivazione Mitteleuropea sono più affini alla “res publica” e alla “ratio” che le altre: Südtirol, il Trentino e il Friuli V. G.
    Anche se alcuni Consorzio Toscani e del Sud Italia cercano di rappresentarsi in gruppo anziché singolarmente – ma probabilmente per questioni di finanziamenti publici e di budget…

    Sennò pienamente d’accordo, poiché lavorando da svariati anni in Germania e Austria posso confermare di prima persona quanto descritto.

    Saluti da Vienna
    Sieghard

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