Le donne nel mondo del vino (non è la solita storia)

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Di solito, quando si parla delle donne del mondo del vino, ci si riferisce alle bottiglie delle cantine gestite da loro, e si sprecano gli irritanti aggettivi “gentile” e “grazioso”, tipici di una retorica di stampo maschile. Quasi sempre si dimentica che le donne del mondo del vino non sono solo quelle che hanno cantina. Ci sono le donne che vendemmiano, le enologhe e le agronome, quelle che si occupano di marketing e vendite, che gestiscono enoteche e wine bar, che curano le liste dei ristoranti, che di vino scrivono, che organizzano eventi, che dirigono associazioni. Ci sono anche le donne che il vino lo bevono.

L’universo del vino al femminile è grande. Vederne solo uno spicchio è un errore. Un classico errore nel quale si cade di frequente. Ci sono caduto anch’io. Per questo al Vinitaly sono andato alla degustazione guidata da Cathy Huyghe, che scrive di vino su Forbes e ha fondato un’azienda, Enolytics, che utilizza i big data per analizzare i mercati del vino. “W3: Women of the Wine World”, s’intitolava, e non è stata una classica degustazione.

Quel che rende Cathy Huyghe unica nel panorama di chi scrive di vino è che sa prendere spunto dal vino per parlare di economia e di temi sociali e perfino di politica, al netto dell’ideologia. Ha insomma una visione che – se mi è consentita una parola difficile – si può definire olistica. Significa che, in quel che dice, a meritare attenzione non sono i singoli aspetti della produzione o del mercato, bensì il loro tutto, e il tutto è ben più ampio della somma dei dettagli presi uno per uno. Il che può essere spiazzante. Ecco, Cathy Huyghe è spiazzante. Per fortuna.

Vero, oggi sembra esserci un “clima politico globale” che può aiutare a leggere in maniera più estesa il contributo femminile. Il movimento #MeToo ha aperto gli occhi a molti, in materia di violenza e discriminazione. C’è maggior consapevolezza. Crescono le aziende guidate da donne, sia nella produzione che nella promozione. Aumenta il numero di donne che hanno ruoli decisionali. Pare essere “il momento buono”. Però anche la precedente generazione sembrava aver avuto un “momento buono”. “Eppure siamo ancora qui a parlarne”, ha osservato Cathy.

Ancora oggi, in giro per il mondo, le donne che intendono occuparsi di vino si trovano a dover combattere contro maggiori ostacoli nell’accesso al capitale (è più difficile che il venture capital finanzi una donna), a subire limitazioni professionali (spesso arrivano al massimo a fare le “assistant winemaker”), a ricevere paghe più basse in vendemmia, a patire vincoli più pressanti nei flussi migratori per i lavori stagionali. Poi c’è il pregiudizio, spesso, forse quasi sempre. Talvolta l’atteggiamento discriminatirio viene perfino da altre donne, magari per paura.

Quel che occorre domandarsi è come si possa fare a “rompere il circolo”, a non ripetere all’infinito gli errori del passato. Cathy Huyghe lo fa raccontando le storie del vino, e nel suo racconto il vino diventa una metafora di quanto accade nella società, ovunque nel mondo. Cathy Huyghe lo fa parlandone, scrivendone. Parliamone, scriviamone.

Chi volesse saperne di più, può leggere i due articoli che ha dedicato al tema su Forbes: Women Of The Wine World At Vinitaly International: Why Now? e poi anche Women Of The Wine World At Vinitaly International: Obstacles And Challenges.

Per completezza, riporto anche qualche mia nota sui vini assaggiati durante la degustazione, che è stata in realtà, come si è visto e come dicevo, una riflessione a spettro molto largo. Coi vini a fare da contrappunto. Vini fatti da donne, ovviamente.

Dr. H. Thanisch, Bernkasteler Badstube Riesling Kabinett 2016 (Mosel, Germania)
Un tipicissimo Riesling tedesco, dolce il giusto, fresco il giusto. (86/100)

Muhr-Van der Niepoort, Liebkind Blaufränkisch 2015 (Carnuntum, Austria)
Fruttino nero, tannino piuttosto espresso, sale. (82/100)

Penner-Ash Estate, Pinot Noir 2015 (Oregon, Usa)
Un classico Pinot Noir dell’Oregon, col frutto polposo in rilievo. (85/100)

Rice-Spivak Vineyard, LaRue Pinot Noir 2013 (Sonoma Coast, Usa)
Beva strepitosa, fruttino compatto ma mai invadente. Lunghissimo. (89/100)

Horse Heaven Hills, Double Canyon Cabernet Sauvignon 2015 (Washington State, Usa)
Splendido Cabernet di scuola americana, carnoso, figlio di climi caldi. (90/100)

Elderton Wines, Ode to Lorraine 2014 (Barossa Valley, Australia)
Parte col frutto concentrato, poi emergono rinfrescanti tracce vegetali. (86/100)