L’arancina è femmina

sultano_240

Il mio amico palermitano Giuseppe Di Giacinto, fine gourmand e conoscitore di storie della Sicilia, non perde occasione di sottolinearmelo: “Si dice arancina, al femminile, siete voi al nord che dite arancino”. La sua sottolineatura m’è tornata alla mente sfogliando il sito internet di quello straordinario interprete della cucina italiana che è Ciccio Sultano, uomo simbolo della sicilianità, due stelle Michelin al Duomo di Ragusa Ibla. Nel suo “Spazio Sultano” ha pubblicato un post che già dal titolo mette in chiaro le cose: “L’arancina è femmina“.
“Per me non ci possono essere dubbi, l’arancina va declinata al femminile sempre e comunque, al pari del pensiero corrente espresso anche nel palermitano” dice, in apertura, e la questione è dunque bell’e risolta.
Se poi si vuol chiosare, allora, come fa Sultano, si può affermare che – parole sue – “la rotondità nell’immediato fa pensare alle morbide forme di una donna. Ragion per cui l’arancina è femmina. Tra l’altro, la forma rotonda che è quella tradizionale, può essere equiparata anche a quella dell’arancia, anch’essa tonda, dunque la desinenza è al femminile”.
Vabbé, da qualche parte anche in Sicilia c’è chi ne parla al maschile, dicendo arancino, il che può essere l’ulteriore riprova della complessità antropologica dell’isola. E certamente un colpo alla convinzione del genere femminino dell’arancina l’ha dato anche Andrea Camilleri, ché la sua raccolta “Gli arancini di Montalbano”, stravenduta nelle librerie, può aver fatto virare verso la mascolinità le convinzioni di molti. Però a me piace quella declinazione al femminile.
Arancina sia.