L’Alsazia e i vini di Paul Gaschy

gashy_400

La maison alsaziana intitolata a Paul Gaschy è a Eguisheim, dal 1938. La proprietà è costituita da venticinque parcelle distribuite su nove ettari (in origine si trattava di meno di un ettaro e mezzo) e qualcheduna è sui Grands Crus: sull’Eichberg, sul Pfersigberg e sull’Hengst. Tutte le vigne sono a conduzione biologica, il che rappresenta, più in generale, un punto di forza del vigneto alsaziano, tra i più “bio” che ci siano nel mondo vinicolo. Fermentazione innescata dai lieviti indigeni, vini affinati sur lies fino all’imbottigliamento, così agiscono in questa cantina. “Vi proponiamo – dicono nel presentarsi – dei vini autentici e personali, frutto di un lavoro che si basa sul rispetto dei terreni, delle viti e dei ritmi naturali. Infatti, i migliori vini sono dati dalla natura con un accompagnamento gentile da parte del vignaiolo, e questo richiede disponibilità, osservazione e pazienza”. Be’, mi sembrano belle parole e un proponimento degno d’attenzione.

Fin qui alcuni dati essenziali, per inquadrare l’azienda. Nel corso di quell’innovativa fiera vinicola “a distanza” che è stata Millésimes Alsace, ho potuto assaggiare quattro dei vini firmati Paul Gaschy, ricevuti in flaconcini da tre centilitri, che non è una gran quantità, ma che è abbastanza per farsi un’idea. Di seguito dico, appunto, l’idea che mi sono fatto di ogni singolo vino, e vedrete dai numeri modesti delle bottiglie prodotte che quando in Alsazia si parla di parcelle, s’intendono appezzamenti davvero piccini.

Alsace Riesling Eguisheim 2015. Una partenza piuttosto convincente. Anzi, del tutto convincente. Molto buono, molto varietale, molto territoriale. Con la vena d’idrocarburi che già si fa avanti, sorretta e resa dinamica da una freschezza in grande rilievo e dalla vena salata. Ma non manca l’indole fruttata, che anzi si fa polposa e di sostanza, con la susina gialla (la regina Claudia) in bell’evidenza. Sono 1700 le bottiglie prodotte. (90/100)

Alsace Riesling Grand Cru Eichberg 2014. Qui l’approccio olfattivo è elegante e insieme varietale e dunque mineraleggiante. All’assaggio, è affilato (vorrei dire perfino tagliente) e citrico, e la vena agrumata continua a persistere. Credo che abbia bisogno di un’ulteriore sosta in bottiglia per esprimersi al meglio, perché ora è irrequieto e smanioso, il che tende a nascondere un po’ il frutto. Ma si farà. Lo bottiglie sono 1150. (88/100)

Alsace Pinot Gris Grand Cru Eichberg 2018. Ah, il Pinot Gris dei Grand Cru alsaziani, uno dei vini più spiazzanti che io conosca, e questo vino ne conferma il fascino e il mistero. La grassezza del frutto e l’affumicatura intrigante e l’imponenza del corpo e la vena pietrosa ne fanno un compagno per una cucina ricca, non già per l’aperitivo. Mi piacerebbe metterne a riposo un paio d’anni una delle 750 bottiglie prodotte. (89+/100)

Alsace Gewurztraminer Fronenberg 2016. Non c’è alcun dubbio, fin dall’avvicinarti al calice, addirittura fin dal versarne il goccio che ce n’è nella boccetta, che si tratti d’un gewurztraminer, con quei profumi che ti sembra d’avere accanto un mazzo di rose, e forse di rose appassite. Poi, mela croccante e spezie minute e un che di liquore alla ciliegia. Lo zucchero è intorno ai 22 grammi per litro, e tuttavia non stanca. Le bottiglie sono 1850. (87/100)