L’Alsazia è il vigneto più biodinamico d’Europa

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“L’Alsace, le berceau de la biodynamie en France”, l’Alsazia, la culla della biodinamica in Francia. Dice così la pagina pubblicitaria del Conseil Interprofessionnel des Vins d’Alsace, che è un po’ il consorzio di tutela dei vini alsaziani. Ecco, quando incontro qualche detrattore a priori che sostiene che i vini “naturali” sono grevi e puzzoni, di solito lo invito a provare i bianchi alsaziani. In Alsazia c’è un’altissima concentrazione di vini biodinamici che eccellono in finezza ed eleganza. Parlo di eccellenza vera. Altroché.

L’Alsazia è il vigneto più biodinamico d’Europa. Lo afferma La Revue du Vin de France e si limita all’Europa solo perché non ci sono dati sufficienti sulla viticoltura sudamericana. Ma è probabile che si possa affermare che l’Alsazia sia il vigneto più biodinamico al mondo. Vediamo i numeri del dossier firmato da Caroline Furstoss e Denis Saverot. Ad oggi, il 16,5% dei vigneti alsaziani è certificato bio, il doppio della media nazionale francese, che è all’8,7%, e anche della media mondiale, che l’Oiv stima tra l’8 e il 12%. Le aziende vitivinicole alsaziane certificate bio sono 183. Sono invece 52 le aziende certificate biodinamiche da Demeter e Biodyvin, che sono le due organizzazioni fra le quali sono divisi i diodinamici alsaziani. Perché anche là, come da noi, il mondo “naturale” è diviso.

Il primo vignaiolo biodinamico alsaziano è stato Eugène Meyer, a Bergholtz. Nel 1968 perse quasi completamente la vista a seguito di un’intossicazione derivata dall’uso di un insetticida. Si racconta che trovò sollievo con l’omeopatia, consigliatagli dal medico di famiglia. Da lì è nato il suo interesse per la biodinamica. Siccome la cosa funzionava, anche gli altri tre viticoltori del paese lo imitarono. “Dal 1969, per iniziativa del vignaiolo Eugène Meyer” specifica infatti la pagina pubblicitaria del Conseil Interprofessionnel.

Chi è scettico stappi qualche bottiglia di Albert Mann, di Zind-Humbrecht, di Marcel Deiss, di Josmeyer, di Ostertag, di Marc Kreydenweiss, di Weinbach. Anche di Eugène Meyer. Tutti biodonamici, tutti spettacolarmente cristallini. E ne ho citati solo alcuni. Il vino lo devi saper fare, e per farlo devi avere rispetto del tuo terroir. Loro, in Alsazia, lo sanno fare.