Laguna nel Bicchiere, un ricordo di Flavio Franceschet

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Tra la tante cattive notizie di questo 2017 c’è stata anche la scomparsa di Flavio Franceschet, fondatore di Laguna nel Bicchiere, che ci ha lasciato improvvisamente il 7 marzo. A lui si deve il recupero di molte vigne abbandonate di Venezia. Partendo dall’orto vigneto di San Francesco, l’associazione che ha fondato si è poi occupata di riportare in produzione terreni a Sant’Erasmo, Sant’Elena, Mazzorbo e nell’area Veneziana Gas. Con la collaborazione di altri amici, tra i quali ricordo l’eclettico Mauro Lorenzon, sono stati valorizzati e riscoperti gli ultimi vigneti veneziani, realizzando un vero e proprio “eno-censimento”.

Chi volesse saperne di più può consultare il sito istituzionale www.lagunanelbicchiere.it.

E a Venezia il vino si faceva, e si beveva in grande quantità, come raccontano i nomi di molte vie. In quale altro posto troverete infatti la Riva del Vin?

La cosa più interessante è che i vini sono prodotti con tecniche poco invasive. Volevo dire naturali, ma qualcuno potrebbe offendersi per il termine troppo vago.

Dal sito si rileva che i vini non vedono la presenza di chimica, le macerazioni sono molto lunghe con vari bâtonnages. Questo al fine di ridurre o eliminare l’impego di solfiti. E pazienza se c’è una presenza avvertibile di acidità volatile. Non devono vincere un concorso, ma rappresentare la loto tradizione e il territorio. Sì il territorio, che comunica una generale sensazione di sapidità. In dialetto, sono dei vini salsi.

Ah, dimenticavo. La cantina è quella originale, del 1500, nella quale i francescani facevano i loro vini. Alla faccia della normativa salutista e dei regolamenti europei. Niente piastrelle e tanti lieviti spontanei.

I nomi dei vini raccontano tante storie: Le Zitelle Fertili (cabernet, merlot e lambrusco marani, uve provenienti dalla Giudecca), la Tana Sconta (uve tocai – o dovevo dire friulano – di oltre 100 anni, sono la pergola di una trattoria), Arcangeli Scalzi (moscato da un vigneto dei Carmelitani nei pressi della stazione), Turgide Vignole al Vento (verduzzo, glera, dorona, bianchetta e malvasia dall’isola Le Vignole), In Vino Veritas (malvasia, dorona e glera dall’isola di San Michele).

In suo ricordo abbiamo bevuto, non assaggiato, uno dei vini delle “Vigne Ritrovate”, cioè il Rosso Gnecca Le Zitelle Fertili.

È un assemblaggio di 2013 e 2014. Non si poteva trovare un vino più allegro e comunicativo di questo. Lo definirei un grande vinino, una versione lagunare di un Beaujolais facile facile. Vino da merenda e di amicizia, pieno di difetti, a partire da una evidente acidità volatile. Ma per questo ancora più “nostro”, fuori da qualsiasi teorizzazione enologica. Nel bicchiere ci resta poco, non riesce proprio a fermarsi a lungo perché hai voglia di riberlo.

Rosso Gnecca Le Zitelle Fertili Laguna nel Bicchiere
(90/100)