La Valpolicella ha un problema di identità?

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Sui vari media brasiliani che si occupano di vino sta girando da tempo una infografica che indica le principali varietà di uve rosse del mondo secondo una scala di colorazione che queste conferiscono ai vini (vinhos tintos, per dirla in portoghese). In alto quelle che danno meno colore (gamay, pinot nero, grenache) in basso quelle che hanno più potere colorante (touriga nacional, petit syrah, tannat).

Prima di dire perché ne parlo, preferisco riportare qui di seguito la sequenza delle ventuno uve elencate dall’infografica, nello stesso ordine, dalle meno scure alle più colorate:

  • Gamay
  • Pinot Noir
  • Grenache / Garnacha
  • Valpolicella
  • Merlot
  • Tempranillo
  • Sangiovese
  • Zinfandel / Primitivo
  • Carmenère
  • Cabernet Franc
  • Barbera
  • Montepulciano
  • Nebbiolo
  • Nero d’Avola
  • Malbec
  • Cabernet Sauvignon
  • Syrah / Shiraz
  • Petit Verdot
  • Touriga Nacional
  • Petit Syrah
  • Tannat

Credo che l’anomalia di quest’elenco vi sia saltata all’occhio: su ventuno citazioni, venti riguardano effettivamente varietà di uva, mentre una, Valpolicella, è una denominazione di origine il cui disciplinare prevede obbligatoriamente un blend di uve (corvina veronese, corvinone, rondinella più eventuali altre).

Ora, sarebbe facile e tuttavia semplicistico accusare di scarsa competenza in viticoltura chi ha compilato quella graduatoria (non sono riuscito a risalire all’autore), anche perché è stata riprodotta da varie realtà sul web e sui social, e dunque è stata presa per buona da molti. In realtà, a livello internazionale, mi capita abbastanza di frequente di sentir citare il nome “Valpolicella” come una varietà di uva e non come una denominazione di territorio. Le prime volte me ne stupivo, poi ho incominciato a preoccuparmi e a pormi delle domande.

Una ricerca condotta qualche anno fa per conto del Consorzio di tutela valpolicellese dimostrò che una fetta piuttosto ampia di consumatori di Amarone della Valpolicella lo collocava, come origine, in territori diversi da quello valpolicellese. Addirittura, “il 55% di coloro che dichiarano di conoscere l’Amarone pensa che si tratti di un vino prodotto in un’altra zona” e comunque anche tra coloro che sapevano che l’Amarone viene da una zona che si chiama Valpolicella, solo tre quarti collocavano correttamente la Valpolicella nella provincia di Verona. Questo mi pare che faccia il paio con quanto ho evidenziato sopra, ossia che per alcuni, a livello internazionale, Valpolicella è sì un nome noto, ma come un’uva (inesistente) e non come toponimo di un territorio. Il che rappresenta un grosso problema.

Significa che la Valpolicella e i suoi vini hanno tuttora una rilevante questione aperta, quella di rendere palese la loro identità territoriale, forse oscurata dal successo di vini che antepongono la tecnica, ossia Amarone e Ripasso, al territorio, ossia Valpolicella. Al punto che talora Valpolicella non viene nemmeno percepito come una denominazione territoriale.