La terra insegna

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Mio nonno era un contadino. Non ho mai dialogato molto con lui perché parlava un dialetto pugliese che io, essendo nata e cresciuta in Toscana, non capivo, eccetto quando la nonna, bontà sua, traduceva per me. Ho capito, col senno di poi, che preferiva l’esempio a troppe parole. “Ruba con gli occhi” mi diceva, mentre piantava l’insalata. Ed io osservavo. Era saggio. La sua saggezza, l’ho capito dopo, gliel’ha data la terra che lavorava. La terra insegna. La natura, insegna. Ecco perché trovo rifugio in mezzo agli alberi o tra i petali di un fiore. Ho imparato così a coltivare l’amore, dentro di me. Il seme di un pomodoro non germoglia in due ore e non dà frutti in due giorni. Non siamo diversi dai pomodori di cui ci nutriamo, ma abbiamo trasformato l’intelligenza in furbesca furbizia e ne paghiamo le conseguenze, tutti. Ci sentiamo potenti, ora che i pomodori sono a disposizione tutto l’anno, ma non ci siamo resi conto che abbiamo mancato di rispetto a noi stessi e al tempo di cui abbiamo bisogno per crescere e coltivare l’amore. Correndo, sempre più velocemente, perdiamo di vista noi stessi, oltre al resto,  accumuliamo frustrazioni, che si trasformano in rabbia, che poi diventa odio e si propaga. La natura insegna.