La Grange aux Belles, una storia naturale nella Loira

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Tra i tanti produttori naturali della regione Loira, La Grange aux Belles ha una storia particolare. Nata nel 2008, è sopravvissuta a gelate, tormente, controlli dell’Inao (la burocrazia non manca nemmeno in Francia), e tanto altro. Oggi rappresenta 15 ettari nell’area delle Coteaux de l’Aubance (l’aoc però non è rivendicata, per scelta), le uve sono chenin, grolleau, cabernet franc e sauvignon, pinot d’aunis e gamay. Il suolo è di scisto, con presenza in superficie di argille e sabbie.

Nonostante il clima oceanico, qui non piove molto, con un forte rischio di stress idrico. Pur essendo abbastanza vecchie, (il grolleau è stato piantato nel 1936) le viti hanno bisogno di essere sistemate e per questo si fa ricorso a selezioni massali. Lo scopo è quello di aumentare la variabilità biologica, diminuendo quindi il rischio di contrarre patologie letali. Come si può intuire, c’è molto lavoro manuale, gli sforzi tendono a mantenere la sanità dell’uva fino alla vinificazione, evitando qualsiasi tipo di marciume. Nei limiti del possibile non si usano solfiti in vinificazione, salvo annate particolarmente complicate. All’imbottigliamento l’aggiunta di solfiti è minima, spesso al di sotto della soglia di rilevazione. Ovviamente le fermentazioni sono spontanee e non si aggiungono prodotti chimici di nessun tipo. Per non influire troppo nella definizione di ciascun vino, le macerazioni sono corte, l’idea è di restare molto vicini al frutto. Lo chenin è vendemmiato in almeno cinque passaggi per ottenere dei vini perfettamente maturi e secchi. Il legno usato è neutro, mai nuovo, ma da uno a dieci passaggi.

Avete spero intuito che in questo caso naturale non significa casuale o casinista. La precisione porta a dei risultati di cui vado a parlarvi qui di seguito. Anche i prezzi sono onesti, cosa non scontata di questi tempi.

Vin de France Le Vin de Jardin 2016. Si tratta della selezione di grolleau del 1936. Ecco un vinino tutto frutto. Naso invitante, pulito nonostante l’assenza di solfiti. È un vino sano che può anche invecchiare senza problemi. (90/100)

Vin de France Les Moyens du Bord 2016. È lo chenin vendemmiato per primo, resta otto mesi in barriques usate per cinque-dieci anni. Naso di pera matura, un bel frutto arrotondato da un legno appena in sottofondo. Buona acidità, finale di fieno bagnato e fiori. Si beve con grande facilità. (86/100)

Vin de France Fragile 2015. Ancora uno chenin però raccolto con i grani dorati e quindi più maturo. Siamo di fronte a un grande vino, complesso, profondo e potente. Il lato morbido è ravvivato da una tensione notevole che ne allunga la persistenza. (92/100)

Vin de France I’ve Got the Blouge 2015. Si tratta di un sauvignon macerato per circa un mese e poi maturato per un anno in legno. Naso molto intrigante, profumo di agrumi canditi, rabarbaro e vegetale nobile. Finale dove acidità e tannino la fanno da padroni. Vino fuori schema, o lo si ama o lo si detesta. A me è piaciuto. (88/100)

Vin de France La Chaussée Rouge 2016. Cabernet franc per il 70% e 30% di grolleau. Ancora un vinino, leggero ma profondo. Ciliegia e lamponi che sembrano schiacciati direttamente nella bottiglia. Finale fruttato e speziato. (91/100)

Vin de France Brise d’Aunis 2016. Pinot d’aunis fermentato in cemento e maturato in fibra di vetro. Il mio rosso preferito. Naso estravagante di pepe verde, ciliegia e spezie. Nota muschiata. Un lato rustico che contribuisce al suo fascino contadino. Vino dalla beva fenomenale e contagiosa. Senza solfiti. (93/100)

Vin de France Prince 2014. Il miglior vigneto di cabernet franc, vinificato con l’intenzione di produrre un vino da tenere in cantina. Vinificazione a grappoli interi e maturazione in fusti di vetroresina. Nota di ciliegia e fragole, un frutto magnifico con tendenza al vegetale. Al palato il frutto è piacevole anche se la parte aromatica sembra quasi troppo opprimente. Finale di caramella alla violetta e liquirizia. Coi minuti si calma la sua foga aromatica e ritrova il suo equilibrio. Credo che nel giro di quattro o cinque anni farà una grande bottiglia, goduriosa. (90/100)

Vin de France Coup de Boule. Si tratta di un pt-nat rosé, ottenuto da uve gamay a jus blanc e gamay tinturier. Tanta fragolina, facile, si beve a occhi chiusi. Pericoloso. (88/100)

Vin de France La Niña 2015. È la selezione dei migliori vigneti di gamay. Inizialmente ridotto, potente, piacevole, ha molta materia e anche acidità. Vino educato, finale speziato, dove forza e maturità si incontrano. Va aperto almeno un giorno prima per goderne tutta la complessità. (87/100)

Vin de France Princé 2015. Il vino con la maggiore profondità di frutto. Tannico e concentrato, lungo finale di violetta. Da attendere. (90/100)