La Gran Selezione 2015 di Carpineto

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Dovrei smetterla di stupirmene, e invece continuo, e ogni volta mi dico che la devo finire di fare questa faccia stupita, ma tant’è. La Gran Selezione del Chianti Classico mi si conferma infatti, assaggio dopo assaggio, tra le punte d’eccellenza della Toscana “moderna” del vino, e con quel “moderna” intendo non già quel modernismo anni Novanta che voleva la vaniglia e il fruttone e il tannino da rovere in ogni dove, bensì quella d’una rinata vocazione al vino classicista, che mira piuttosto alla finezza.

La riprova m’è appena venuta del Chianti Classico Gran Selezione 2015 di Carpineto, opera di Caterina Sacchet, che conduce l’azienda toscana con Antonio Mario Zaccheo, confodatore, mezzo secolo fa, con Giovanni Carlo Sacchet, bellunese d’origine e coneglianese di studio enologico, scomparso due anni orsono.

Pur giovanissimo, e dunque beneficiandogli una maggiore sosta in bottiglia, il vino esprime sin d’ora un frutto di una pulizia impeccabile, una ciliegia polposa e ben matura che conserva tuttavia freschezza succosa, e poi ha l’avvolgente florealità della viola mammola e un che di pepe e di cenere e di cuoio, e il tannino è saldo ma per nulla invadente.

Una nota mi avverte che il vigneto da cui vengono le uve di sangiovese di questo vino è di due ettari e sta a Dudda, Greve in Chianti. Il primo della Carpineto, dal 1967. Mi si dice anche che di questa Gran Selezione si son fatte cinquemila bottiglie, in enoteca dal 10 di maggio a un prezzo al pubblico intorno ai 45 euro. Chi lo acquistasse lo conservi un po’ prima di stapparlo. Wine Spectator, che ne ha dato ottima valutazione, consiglia per esempio di cominciare a berlo dal 2021. Condivido, meglio non prima, e il vino ne trarrà – ripeto – ancora beneficio.

Chianti Classico Gran Selezione 2015 Carpineto
(92/100)

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