La famiglia Cotat è stata negli anni considerata emblematica per quanto riguarda i vini più autentici di Sancerre. La successione famigliare ha fatto nascere da una parte il domaine François Cotat e dall’altra il domaine Pascal Cotat. La famiglia ha le radici nel villaggio di Chavignol, all’interno del quale si trovano alcuni dei vigneti più prestigiosi dell’appellation, come la Grande Côte o Les Monts Damnés.
Qui mi soffermo sui vini di François Cotat, che godono di una reputazione quasi mitica e si rivelano solo dopo un lungo riposo in cantina. Non che siano cattivi prima di dieci o quindici anni, semplicemente non riescono ad esprimere tutto il potenziale di cui sono capaci. L’approccio è quanto di più tradizionale si possa pensare, si usa il legno di medie o grandi dimensioni, molto vecchio e mai nuovo, anche qualche barrique vetusta e quindi ininfluente a livello aromatico. Il mosto si ottiene da vecchie presse meccaniche in legno, gli affinamenti sono lunghi e i vini nascono con la vocazione di durare nel tempo.
La Cuvée Spéciale, in particolare, veniva prodotta in annate particolari di eccezionale maturità. Alcuni grappoli erano botritizzati o comunque estremamente ricchi. Da qui il fatto di trovare vini molto morbidi e talvolta con del residuo zuccherino. Ne parlo al passato perché sembra che questa cuvée non venga più prodotta, dato che si cerca di vendemmiare prima per conservare più freschezza, privilegiando la beva e la trasparenza. Ed è un peccato perché questo ’96 è uno dei vini bianchi più originali che abbia mai assaggiato. A fianco di note più terrose che arrivano al tartufo bianco, alle radici e all’anice, c’è un odore quasi invasivo di balsamo e di unguento. In sottofondo non passa inosservato un frutto molto maturo. Al palato è tenero per la probabile presenza di zucchero, ma la sferzante vena acida riporta il tutto in equilibrio, in un continuo gioco di rimandi tra la parte morbida e quella più fredda.
Sancerre La Grande Côte Cuvée Spéciale 1996 François Cotat
(93/100)
