La birra belga è un patrimonio dell’umanità, davvero

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È un momento di particolare grazia per la tradizione brassicola belga, e mica solo perché in giro per il mondo va di gran moda la birra. Il lambic tradizionale del Belgio diventa presidio di Slow Food, e in più a breve la cultura della birra belga potrebbe addirittura (giustamente) essere riconosciuta dall’Unesco come patrimonio mondiale dell’umanità.
L’annuncio ufficiale dell’ingresso del lambic tra i presidi internazionali di Slow Food verrà dato sabato 26 novembre a Bruxelles, nel corso della terza edizione di “Vini Birre Ribelli”. Sarà il quarto presidio belga.
Due giorni dopo, ad Addis Abeba, in Etiopia, si riunirà un comitato dell’Unesco per esaminare i dossier di trentasette variegate candidature al titolo di patrimonio dell’umanità (si va dalla danza alla musica, dalla gastronomia alle feste tradizionali). Fra gli incartamenti in visione – lo dice Le Figaro – c’è anche quello che viene dal Belgio, e vi si sostiene che la cultura della birra e la sua fabbricazone appartengono, appunto, al patrimonio vivo di varie comunità nell’ambito di un paese che vede la produzione di circa millecinquecento diverse birre, tra cui quelle della tradizione trappista.
Evviva, io faccio il tifo per il Belgio, stavolta. Assolutamente.

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