Jancis Robinson e la tardiva scoperta del rosé

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Leggere l’articolo in cui una delle più celebri wine writer del mondo, Jancis Robinson, parla del rosé, mi ha messo addosso una tristezza infinita. Non perché non condivida quel che scrive. Lo condivido invece, e il problema sta proprio lì.

Il motivo della mia tristezza sta in questa frase: “I have been giving many pink wines as much attention as any fine red or white recently”, ossia “di recente sto dando a molti vini rosa tanta attenzione quanta ne do ai vini rossi o bianchi di qualità”.

Perché la cosa mi rattristi è presto detto: è l’ammissione che anche un mostro sacro della critica internazionale in passato al rosé ha prestato ben poca attenzione, visto che ammette che solo di recente gli riserva la stessa attenzione che fin qui ha destinato ai bianchi e ai rossi di valore. Ne ero intimamente convinto, ora ne ho anche la prova, per sua stessa confessione.

Non solo. È pur vero che – è il suo incipit – “uno dei grandi effetti collaterali della riabilitazione del rosé è che adesso c’è così tanto vino rosa serio in giro, e che ce ne sono così tanti stili fra cui scegliere”. Ma mi sarei aspettato che la punta avanzata della critica vinicola non avesse dovuto attendere che i consumatori decretassero il successo del rosé per scoprirne a sua volta l’universo. A cosa serve un critico del vino se le scoperte le fanno i bevitori?

Almeno mi consola che Jancis Robinson scriva che “ovviamente non è vero che tutti i rosé debbano essere bevuti più giovani possibile”, perché chissà che qualcuno non se lo ficchi in testa, ora che lo dice anche lei.

Però poi torno a incupirmi nel vedere i nomi che cita, che sono famosissimi e alcuni anche straordinari, ma senza che ci sia un rigo, nemmeno uno, per il rosato italiano. Facciamo così, Jancis: una degustazione di rosé italiani te la organizzo io, a spese mie, volo e soggiorni compresi, verticali di annate diverse incluse, se ti degni di venire a dare un’occhiata anche da questa parte del mondo. Finalmente.


2 comments

  1. Gabriele

    Parole sante!!! Per curiosità, che vini metterebbe per far colpire i sensi della Signora? Grazie

  2. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Ne cito solo alcuni, a titolo puramente esemplificativo, che proporrei in verticale: il Salento Rosato Mjere di Michele Calò e Figli, il Cerasuolo d’Abruzzo Piè delle Vigne di Luigi Cataldi Madonna, il Bardolino Chiaretto dei Vigneti Villabella, il Valtènesi Chiaretto La Moglie Ubriaca de La Basia, ma l’elenco potrebbe essere ben più lungo. Sono vini diversissimi l’uno dall’altro, che esprimono una forte territorialità (non a caso ho scelto quattro denominazioni o indicazioni geografiche diverse) e che esprimono il meglio di sé col tempo. Ma, ripeto, ne potrei citare molti ancora.

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