Il vino tra bulimia e anoressia enologica

sanmartinei240

“Certamente oggi c’è una anoressia verso la vita interiore; la velocizzazione contemporanea ha portato a una esistenza impegnata e sempre frenetica. (…) E a fronte di questa anoressia spirituale viviamo una bulimia materiale ovvero abbiamo la tendenza a consumare a tavola sempre più cibo”. Sono parole di padre Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose. Le ha raccolte Severino Colombo in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera.
Penso che anche nel mondo del vino abbiamo vissuto – e viviamo – una continua alternanza che vorrei dire ideologica fra eccessi bulimici e privazioni anoressiche. C’è stato il tempo della bulimia enologica, dell’esaltazione del vino costruito più in cantina che in vigna, e dunque della concentrazione, del muscolo, del tannino, del tanto, del troppo. Oggi c’è chi predica invece, quasi asceticamente, l’anoressia enologica, la naturalità del vino, la rinuncia ad ogni intervento nelle cantine. Da un eccesso all’altro, perché anche il nulla è un eccesso.
“La parola esatta che dobbiamo riscoprire è: sobrietà” dice padre Enzo Bianchi.
Ecco, anche nel vino.


1 comment

  1. ruggero

    dalle mie parti c’è un proverbio:
    “el masa l’è fradel del miga “

Non è possibile commentare