Il rosé è un terzo del mercato francese

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Due milioni e mezzo di ettolitri. Il che vuol dire grosso modo trecentotrenta milioni di bottiglie, un bel numero. Di cosa si tratta? Del consumo di rosé in Francia. Impressionante. Ormai i rosati rappresentano un terzo del vino bevuto da quelle parti. Fantastico, per un rosatista come me. I rossi hanno la metà del mercato francese, i bianchi sono appena il 16 per cento.
Negli ultimi cinque anni le bottiglie di rosé collocate sul mercato francese sono cresciute del 9,6 per cento, mentre i rossi sono calati del 6 per cento circa. Ma non basta. La crescita dell’onda rosa è ancora più impressionante se si guarda al volume d’affari. In fatturato, infatti, nell’ultimo quinquennio i rosati in Francia hanno fatturato il 20,4 per cento in più. Una progressione a velocità più che doppia rispetto ai volumi. Insomma, il rosé si vende di più e a prezzi sempre più cari.
Le cifre le fornisce FranceAgriMer, ovvero, più in esteso l’Établissement national des produits de l’agriculture et de la mer, l’istituto che sovrintende all’applicazione delle politiche agricole nazionali in Francia. Ne ho letto su Le Figaro.
Sono felice dei successi transalpini all’insegna del vino in rosa. Spero che siano di buon auspicio anche per noi, anche se in Italia si fa una fatica boia a far passare il rosato. Siamo un paese di conservatori, non c’è niente da fare. Guardiamo con sospetto il tappo a vite, continuiamo a ritenere il rosé un mezzo vino da offrire alle donne. Intanto, là fuori, il mondo corre. E noi stiamo fermi, al palo. Maledizione.

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